È dedicato a Umberto Pinzauti (Firenze, 14 marzo 1886 – Ravenna, 15 gennaio 1960) il calendario artistico del 2020 promosso dalla Cassa di Ravenna Spa e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

La presentazione di Franco Gàbici delinea un profilo biografico dell’artista che ne esalta i caratteri di forte personalità e originalità.

Poco più che ventenne Pinzauti partecipò alla VII Biennale di Venezia, con un autoritratto in gesso e nello stesso anno conseguì il diploma all’Istituto di Belle Arti di Lucca dove aveva studiato sotto la guida dello scultore Arnaldo Fazzi.

La prima guerra mondiale segnerà la sua vita di artista, come dimostrano i numerosi monumenti ai caduti da lui scolpiti per molte città italiane.

Per oltre trent’anni Pinzauti è stato titolare della cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove insegnò fino al 1958, offrendo ai suoi allievi il meglio di se stesso, la sua esperienza e la sua vasta cultura.

Ha partecipato a numerose manifestazioni della Biennale di Venezia e ad altre importanti manifestazioni sia in Italia che all’estero.

Il 21 marzo 1926 è stato nominato accademico onorario della Regia Accademia Fiorentina delle Arti del Disegno.

Apprezzato scultore, ha lasciato un esempio della sua arte in diversi edifici di Ravenna. Sono suoi i bassorilievi marmorei “La Fama e la Gloria” (1942) che ornano l’ex Palazzo dei mutilati e invalidi di guerra in Piazza Kennedy ai lati della citazione dantesca “Da l’alto scende virtù che m’aiuta” e i bassorilievi sul palazzo dell’I.N.A. (1933) in via Gordini.

Un altro segno della sua presenza si trova negli altorilievi sulla facciata della Caserma della Guardia di Finanza in via Antico Squero.

Porta la sua firma anche il bassorilievo in marmo e mosaico “Ravenna Felix” in fondo alla sala del Consiglio comunale di Ravenna, “unica opera monumentale intitolata al motto presente nello stemma del Comune di Ravenna”.

A Pinzauti e alla sua opera la città ha dedicato recentemente un convegno nel corso del quale è stata presentata una ricca e documentatissima biografia dello scultore scritta da Augusto Fontana.

Dalla sua scuola sono usciti numerosi artisti, fra i quali Giannantonio Bucci.

Di lui scrisse Giuseppe Cortesi: “Uomo altamente morale, religioso, generoso, intelligente, brillante conversatore abile e con doti rare, amò profondamente l’insegnamento. Amava la compagnia, eppure fu quasi un solitario, fu sempre di una modestia, una ritrosia che s’accompagnava ad una dedizione totale per l’arte”.

La città di Ravenna, come segno di riconoscimento per la sua attività di insegnante e di artista, gli ha dedicato un giardino pubblico.