“Una delle questione gestite nella maniera più illogica e, per certi versi assurda, risulta essere quella della pubblica istruzione italiana. Il Ministro Azzolina dopo aver proposto una folle modalità di rientro a scuola attraverso la fantasiosa “didattica a metà”, ritirata nella giornata di ieri grazie anche alle pressioni esercitate come Popolo della Famiglia, non si è ancora espressa con la necessaria e doverosa “road map” per il rientro graduale dei nostri ragazzi a scuola. Le critiche, sempre costruttive, sono utili e necessarie ma servono anche proposte costruttive e praticabili come quella che oggi tenterò di esporvi per affrontare un tema così delicato e spinoso come quello scolastico” afferma Mirko De Carli, Coordinatore Alta Italia del Popolo della Famiglia.
“Dividere gli alunni per gruppi facendoli così partecipare all’attività didattica per metà con presenza scolastica e per metà “da remoto” è discriminante e funzionalmente inefficace: più praticabile sarebbe invece ridurre il monte ore scolastico degli alunni (da anni i dati OCSE-Pisa confermano quanto non dipenda necessariamente dal numero di ore di frequentazione scolastica la qualità del servizio scolastico offerto) e orientarsi a suddividere la presenza scolastica a turni (primo turno “lunedì-mercoledì-venerdì”, secondo turno “martedì-giovedì-sabato”) per classe completando la didattica con la formazione on line nei giorni in cui non si è in aula. Un sistema, quindi, di didattica “mista” che possa valorizzare al massimo gli spazi pubblici non utilizzabili per eventi o assembramenti vari ora non praticabili per ragioni di tutela della salute pubblica e (al chiuso o all’aperto finché il tempo lo consentirà) e che veda realizzarsi una stretta e proficua collaborazione, per sopperire alle lacune esistenti, tra strutture statali e private accreditate” prosegue De Carli.
“Per quando concerne poi le piattaforme didattiche potrebbero essere utilizzate dai docenti a rotazione, a seconda della materia: invece di cambiare classe ad ogni ora i docenti si alternerebbero tra il lavoro “da remoto” e quello “in aula” a seconda dei rispettivi orari di lezione. Con questa modalità si agevolerebbe la riorganizzazione dell’attività d’aula che richiederà il necessario distanziamento fisico: le classi impegnate via web potrebbero riunirsi in aule con un maggior numero di alunni partecipanti, ovviamente tutti dello stesso anno di frequenza (cioè 1°, 2°, 3°, ecc. ecc), e non dovrebbero procedere a fare lezione in formazione fissa ma si alternerebbero ogni due settimane cambiando nel contempo anche la composizione. Questo lavoro dovrebbe essere ovviamente svolto dagli insegnanti che conoscono la classe ed i vari livelli di stadio di apprendimento tra gli studenti” dichiara De Carli.
“Serve necessariamente poi che lo stato vada in aiuto delle famiglie degli studenti fornendo, a chi tra loro non possiede il pc oppure il tablet o il portatile (mezzi di preferenziale utilizzo) sia l’hardware, cioè i pc, tablet o portatili che il software dedicato, cioè didattica e programmi. Insomma una modernizzazione straordinaria del nostro sistema scolastico che trasformerebbe un problema annoso in un’incredibile opportunità. Stessa regola di buon senso vale per i docenti” continua De Carli.
“Nel merito delle tempistiche credo che dovremmo concedere tutto il mese di maggio per rendere praticabile, a partire dal primo giugno, questo piano straordinario di “ritorno a scuola” che dovrà vedere lo Stato contemporaneamente impegnato a far partire immediatamente tutte i cantieri pubblici necessari per “mettere in sicurezza” le strutture scolastiche che necessitano di interventi urgenti, garantire i finanziamenti necessari per non far “saltare” le tante scuole paritarie in difficoltà e far sì che nei mesi di giugno e luglio si possa recuperare quanto, con grande difficoltà, si è cercato di fare “tamponando” al meglio possibile con la didattica a distanza durante il lockdown” afferma De Carli.
“Questo eviterebbe alle famiglie le enormi difficoltà che già vivono nella gestione degli equilibri familiari con i figli a casa tutti i giorni da ormai più di due mesi, eviterebbe la “non scelta” di tante donne di abbondare il lavoro e dedicarsi all’attività materna full time non per scelta ma per obbligo o necessità e collocherebbe il nostro paese nella scia delle grandi democrazie occidentali che quasi tutte hanno già riaperto o stanno riaprendo le scuole nazionali. Tutto questo è possibile anche riconoscendo a insegnati e genitori un buono vacanza da spendere nel mese di agosto come giusto e meritato premio per il sacrificio compiuto per il bene dei più piccoli e del paese. Perché ricordate: un paese che non investe e non crede nel primato della cultura e dell’istruzione è un paese che non ha futuro” conclude De Carli.