Nel 2021 sono state di oltre 63 milioni dei euro le esportazioni delle imprese ravennati verso la Russia (+21%) a cui si aggiungono 15,5 milioni di euro verso l’Ucraina (+82%)
Secondo gli indicatori del commercio estero, elaborati dall’Osservatorio dell’economia sulla base delle informazioni diffuse da Istat, nei primi nove mesi del 2021, le esportazioni delle imprese ravennati verso la Russia in valore sono state pari a circa 63,8 milioni di Euro e, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, sono aumentate del 21% (+24% l’incremento dell’export complessivo provinciale verso tutti i Paesi del Mondo).
Per quanto riguarda il confronto con l’anno pre-Covid, anche la variazione percentuale, rispetto all’analogo periodo del 2019, risulta di segno positivo e pari a +30,1% (+7,7% l’incremento dell’export globale ravennate). La quota di export ravennate destinata ai mercati russi, si mantiene sull’1,7%, la medesima dell’analogo periodo del 2020 ma in miglioramento rispetto al gennaio-settembre 2019 quando era 1,4%.
Fra gennaio e settembre 2021, i principali prodotti esportati in Russia sono stati: macchinari ed apparecchiature pari al 30% dell’export verso tale Paese (0,51% la quota su export complessivo della provincia di Ravenna e 2,8% la quota sul totale esportato della categoria merceologica nel Mondo); i prodotti alimentari con quota 22,4% (0,4%; 2,8%) ed i prodotti in metallo con il 17% (0,3%; 13,9%). Per le esportazioni dei prodotti in metallo (esclusi macchinari ed attrezzature) la Russia, con la quota del 13,9% sull’export complessivo della divisione, è il terzo mercato di sbocco dopo Francia (17,5%) e Germania (14,2%).
Le importazioni della provincia di Ravenna che provengono dalla Russia, si attestano intorno ai 146 milioni di Euro; nei nove mesi in esame, il saldo commerciale con la Russia (differenza fra esportazioni ed importazioni) risulta pertanto negativo. L’import risulta in aumento sia rispetto ai primi nove mesi del 2020 (+28,3%; +39,8% l’aumento dell’import complessivo ravennate da tutto il Mondo) che rispetto all’analogo periodo del 2019 (+4,6%; +19,8% la crescita del totale importazioni). La quota però di quelle provenienti dai mercati russi, sull’import complessivo, è in calo: dal 4,1% del gennaio-settembre del 2019 al 3,6% del 2021, passando dal 3,9% dell’anno precedente.
Fra gennaio e settembre 2021, i principali beni importati dalla Russia sono stati quelli alimentari (12,6% la quota sul totale import dalla Russia; 0,45% su import complessivo provinciale; 2% la quota delle importazioni dalla Russia sul totale importato della categoria merceologica), di cui principalmente oli e grassi vegetali ed animali; ma soprattutto si importano i derivati della metallurgia, che risultano ben il 73,4% delle importazioni provenienti da questo Paese (2,6% la quota su import complessivo e 10,2% l’incidenza sul totale importato in provincia del prodotto), di cui la quasi totalità sono i prodotti della siderurgia. Per le importazioni dei prodotti della metallurgia, la Russia, con il 10,2% sul totale importato della categoria merceologica, risulta il 4° fornitore della provincia di Ravenna, dopo Germania (35,4%), Spagna (18%) e Francia (13,9%).
Le esportazioni ravennati verso l’Ucraina, da gennaio a settembre 2021 ed in valore, sono state pari a circa 15,5 milioni di Euro e, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, sono aumentate del +82,4%. Il balzo in avanti si registra anche nel confronto con l’anno pre-Covid: rispetto all’analogo periodo del 2019, +66%.
La quota di export ravennate destinata ai mercati ucraini, si mantiene bassa sullo 0,4% ed in lieve crescita (0,3% sia nell’analogo periodo del 2020 che nel gennaio-settembre 2019).
Fra gennaio e settembre 2021, sono stati principalmente esportati in Ucraina i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, pari al 33,5% del totale dell’export verso tale Paese (0,14% la quota su export complessivo della provincia di Ravenna e 11,4% la quota sul totale esportato per la categoria merceologica nel Mondo); seguono prodotti alimentari con 25,6% (0,11%; 0,8%) ed i macchinari ed apparecchiature con quota 21,1% (0,1%; 0,5%).
Le importazioni della provincia di Ravenna che provengono dalla Ucraina, si attestano intorno ai 190,4 milioni di Euro; nei nove mesi in esame, il saldo commerciale con questo Paese (differenza fra esportazioni ed importazioni) risulta anch’esso negativo.
L’import risulta in aumento rispetto ai primi nove mesi del 2020 (+4,3%), ma non rispetto all’analogo periodo del 2019 (-36,8%). La quota delle importazioni provenienti dai mercati ucraini sull’import complessivo è in calo: si passa dall’8,8% del gennaio-settembre del 2019 al 6,2% del 2020, per arrivare al 4,7% del gennaio-settembre del 2021.
Fra gennaio e settembre 2021, i principali beni importati sono stati quelli alimentari con il 72% di quota sul totale import da Ucraina (3,4% su import complessivo provinciale; 15,1% la quota di import da Ucraina sul totale importato della categoria merceologica), di cui principalmente oli e grassi vegetali ed animali; per la divisione dei prodotti alimentari, con il 15,1% sulla categoria, l’Ucraina è il nostro maggior venditore (di cui per il 99,6% si tratta, come si è già evidenziato, di oli e grassi), a cui segue l’Argentina con il 13,8%. Seguono, più a distanza, i prodotti agricoli con quota 24,8% (1,2%; 6,9%), di cui i tre quarti sono cereali; per i prodotti dell’agricoltura, con il 6,9% sul totale import della divisione, è il 4° fornitore, dopo Brasile (48%), USA (9%) ed Ungheria (8%).
Fra gennaio e settembre 2021, sono stati principalmente esportati in Ucraina i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, pari al 33,5% del totale dell’export verso tale Paese (0,14% la quota su export complessivo della provincia di Ravenna e 11,4% la quota sul totale esportato per la categoria merceologica nel Mondo); seguono prodotti alimentari con 25,6% (0,11%; 0,8%) ed i macchinari ed apparecchiature con quota 21,1% (0,1%; 0,5%).
Le importazioni della provincia di Ravenna che provengono dalla Ucraina, si attestano intorno ai 190,4 milioni di Euro; nei nove mesi in esame, il saldo commerciale con questo Paese (differenza fra esportazioni ed importazioni) risulta anch’esso negativo.
L’import risulta in aumento rispetto ai primi nove mesi del 2020 (+4,3%), ma non rispetto all’analogo periodo del 2019 (-36,8%). La quota delle importazioni provenienti dai mercati ucraini sull’import complessivo è in calo: si passa dall’8,8% del gennaio-settembre del 2019 al 6,2% del 2020, per arrivare al 4,7% del gennaio-settembre del 2021.
Fra gennaio e settembre 2021, i principali beni importati sono stati quelli alimentari con il 72% di quota sul totale import da Ucraina (3,4% su import complessivo provinciale; 15,1% la quota di import da Ucraina sul totale importato della categoria merceologica), di cui principalmente oli e grassi vegetali ed animali; per la divisione dei prodotti alimentari, con il 15,1% sulla categoria, l’Ucraina è il nostro maggior venditore (di cui per il 99,6% si tratta, come si è già evidenziato, di oli e grassi), a cui segue l’Argentina con il 13,8%. Seguono, più a distanza, i prodotti agricoli con quota 24,8% (1,2%; 6,9%), di cui i tre quarti sono cereali; per i prodotti dell’agricoltura, con il 6,9% sul totale import della divisione, è il 4° fornitore, dopo Brasile (48%), USA (9%) ed Ungheria (8%).
“L’analisi dei dati relativi all’interscambio commerciale della nostra provincia con Russia e Ucraina – sottolinea Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – è il frutto di importanti relazioni commerciali fra il nostro territorio e i due paesi dell’Europa orientale. L’attuale crisi e le sanzioni che saranno imposte influirà sicuramente sull’importante trend di crescita delle esportazioni, ma il nostro territorio dipende molto anche dalle importazioni dai due paesi per quanto riguarda prodotti agricoli e semilavorati, materie prime per l’industria agroalimentare e prodotti siderurgici per la nostra manifattura e industria. Ci si augura – aggiunge Guberti – una rapida soluzione del conflitto militare appena iniziato che altrimenti avrebbe conseguenze inimmaginabili, oltre ad essere un grave ostacolo alla crescita economica del nostro territorio e del nostro paese che hanno bisogno di un rilancio economico importante unitamente agli investimenti in atto del PNRR”.