Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ravenna nello  scorso  mese  di  dicembre  hanno  ultimato  una  prima  serie  di  controlli  aventi  ad  oggetto  la  regolarità  delle  istanze  e  il  corretto  utilizzo  dei  fondi  ottenuti  dalle  aziende  della  provincia  tramite  finanziamenti  bancari agevolati e garantiti dallo Stato.

Complessivamente sono state controllate 46 piccole e medie imprese che hanno ottenuto finanziamenti di diverso  ammontare  grazie  alla  legislazione  emergenziale  varata  con  il  D.L.  “Liquidità”  n.  23  del  2020  e  con  il  D.L.  “Rilancio”   n.   34   del   2020.   I   controlli   dei   finanzieri   sono   stati   quindi   finalizzati   a   verificare   che   le    autocertificazioni allegate alle istanze di finanziamento contenessero dati economici corretti attestanti una reale  situazione  di  crisi  di  liquidità  connessa  alla  pandemia  in  atto  e  che  i  fondi  ottenuti  per  essere  utilizzati  nel  risanamento aziendale non fossero stati invece destinati ad altri usi.

Al termine dei controlli e delle verifiche contabili svolte, in 12 casi le Fiamme Gialle hanno rilevato irregolarità varie, sia nella fase di erogazione del prestito, che nella successiva fase di impiego delle risorse.

In particolare nella quasi totalità dei casi verbalizzati è stato verificato come tutto il finanziamento, o gran parte dello stesso, fosse stato distratto dal patrimonio aziendale e destinato all’esclusivo vantaggio del titolare, degli amministratori o dei soci di maggioranza delle imprese finanziate

Complessivamente su 2,3 milioni di euro erogati circa 1 milione di euro è risultato aver preso strade diverse da quelle per cui era stato richiesto il finanziamento. Nessun pagamento di fornitori o di dipendenti, nessun investimento nei processi produttivi o nella rete distributiva dei prodotti, ma in molti casi non appena accreditate nei conti aziendali le somme sono state da lì subito stornate in conti riconducibili direttamente e/o indirettamente ai proprietari dell’azienda o a loro stretti familiari per essere poi monetizzate o utilizzate per spese personali di diverso tipo: dal pagamento di polizze previdenziali, all’investimento in titoli finanziari o anche per la ristrutturazione di seconde case ovvero per spese voluttuarie.

Diversa la casistica delle aziende che hanno ottenuto illecitamente tali liquidità finanziarie: panettieri, tabaccai, ristoratori, ma anche imprese di pulizie, commercianti di auto, albergatori e imprenditori agricoli con sedi in tutta la provincia, da Ravenna a Faenza e nei centri minori come Alfonsine, Bagnacavallo, Fusignano e Castel Bolognese.

In tutti questi casi è stata prontamente notiziata l’Autorità Giudiziaria affinché possa valutare se le condotte in esame costituiscano fatti penalmente rilevanti sotto il profilo del falso in autocertificazioni, dell’indebita percezione di erogazioni pubbliche, della malversazione a danno dello Stato o anche della vera e propria truffa aggravata.

Nello stesso tempo sono stati informati anche gli istituti bancari eroganti e gli enti pubblici garanti del finanziamento affinché valutino la possibilità di revocare la garanzia o chiedere l’immediato rientro delle somme illecitamente elargite.