Confcommercio e Confesercenti hanno presentato le loro osservazioni al PUMS, il piano urbano della mobilità sostenibile, il piano col quale il Comune di Faenza pianificherà lo sviluppo del centro urbano del prossimo decennio. Confcommercio e Confesercenti, rappresentanti dei molti imprenditori che hanno investito per aprire un’attività in città, rappresentano una delle tante voci che in questi mesi hanno avanzato proposte e critiche per la stesura del PUMS:

 

“Il tema e l’esigenza di operare un efficace rafforzamento dell’attrattività e dell’accessibilità del centro storico ci vede da sempre come interlocutori interessati e fortemente motivati per la salvaguardia di tutte le attività economiche in esso insediate.

Partendo da queste introduttive motivazioni, Confcommercio e Confesercenti porgono all’attenzione dell’Amministrazione Comunale le seguenti osservazioni e riserve con la speranza che vengano tenute in considerazione nei processi decisionali successivi, ai quali siamo certi verremo chiamati a dare il nostro contributo.

A carattere generale osserviamo come la mole della documentazione sia importante ed in molti degli elaborati ridondante, ripetendo più e più volte contenuti presenti in più parti; sembra quasi che si voglia in un qualche modo disincentivare una lettura approfondita della documentazione.

Linee di indirizzo

Abbiamo già espresso in altre sedi ed in altri documenti la nostra contrarietà, anche collettivamente in seno al Tavolo Provinciale delle Associazioni (e rimandiamo all’allegato documento elaborato dal medesimo Tavolo), ai contenuti ed alle direttive imposte dal Pair 2020. Infatti quanto da esso previsto (Ztl al 100% ed isola pedonale nel 20% del centro storico) ci sembra francamente eccessivo per quanto riguarda una città delle dimensioni di Faenza; bisogna che anche l’Amministrazione Comunale intervenga sul livello regionale affinché vengano riviste al ribasso le eccessive restrizioni per i centri storici cittadini che in Italia, rispetto al resto d’Europa, hanno una diversa conformazione.

Come riportato a pagina 20 e successive delle Linee di Indirizzo del Pums, il numero delle imprese iscritte alla CCIAA di Ravenna è in forte calo (-5.5 al 31/12/14 rispetto al 2005 con un calo delle imprese commerciali di 131 unità) e sicuramente il trend non è andato migliorando in questi ultimi 6 anni, anzi.

I dati relativi alle imprese nel settore del commercio, riportati a pagina 27, ci sembrano del tutto anacronistici e datati rispetto al tessuto commerciale oggi esistente; un documento di programmazione come il Pums non può avere come base di riferimento la situazione del commercio aggiornata al 1999 per la superficie complessiva degli esercizi di vicinato ed il 2004 per la numerosità degli stessi. Stiamo parlando di un’era geologica fa.

Analoga considerazione per quanto riguarda la consistenza dei pubblici esercizi riferita al 31 dicembre 2006.

Sono discutibili inoltre le affermazioni di pagina 30 relativamente al fatto che la città ha mantenuto la sua compattezza e che le zone produttive sono state saldate definitivamente al centro urbano.

Una delle motivazioni a sostegno dell’introduzione del piano della sosta a pagamento nel Comune di Faenza, fu che, non potendo incrementare nel breve termine il numero degli stalli di sosta, si voleva disincentivare la sosta lunga ed improduttiva a favore di una sosta breve a vantaggio delle attività economiche; ci chiediamo se tale obiettivo sia stato raggiunto ma al tempo stesso prendiamo nota che all’interno del Pums non sono previste risorse per un ampliamento del numero degli stalli. Ci chiediamo infatti se la disponibilità di stalli pari a 2.990 (ma pensiamo che in questi anni siano diminuiti), sia sufficiente a soddisfare la richiesta da parte di residenti e fruitori del centro storico.

Per quanto riguarda la logistica dei trasporti e le recenti affermazioni a mezzo stampa dell’appena insediato Assessore di riferimento, confermiamo ancora una volta tutte le nostre perplessità in merito. Esperienze analoghe in città ben più importanti e dimensionalmente grandi di Faenza (ci riferiamo a Parma e Vicenza) hanno dimostrato il fallimento di iniziative e strategie di questo tipo. Ci auguriamo che l’Amministrazione Comunale prima di prendere decisioni in tal senso si confronti con le nostre Associazioni ed approfondisca il tema della logistica e della consegna delle merci nei centri storici.

Anche l’analisi dei dati di incidentalità ci sembra alquanto datata (triennio 2009-2011) e non sappiamo se ancora attuale nei numeri.

Discorso a parte merita il tema del particolato fine (PM10): nonostante tutti gli interventi proposti dal 2005 in avanti, la situazione è ancora oggi fuori controllo. Abbiamo da sempre affermato che la causa della produzione di tali polveri sia imputabile al riscaldamento delle civili abitazioni, delle attività pubbliche e di quelle private, ma la Regione Emilia Romagna ha da sempre posto, nei sui interventi, l’attenzione sui mezzi di trasporto (più per la parte privata che pubblica). Ci domandiamo per quanti anni ancora dovremo subire limitazioni alla circolazione nei centri storici cittadini, come se questo fosse il male della bassissima qualità dell’aria nell’intera pianura padana. Sarebbe probabilmente giunto il momento di fare interventi di altra natura che forse risolverebbero i problemi che in 15 anni non sono stati risolti.

Chiediamo inoltre che sia fatto anche un ragionamento serio sul Green-Go-Bus: in considerazione dell’alto costo del servizio (200.000 euro) e del fatto che si stima (prudenzialmente) in 50 il numero di auto che non entrano in centro storico giornalmente, quindi su base annua parliamo di meno di 20.000 auto, con un costo per auto di circa dieci euro, chiediamo che venga fatta una seria analisi sui costi e benefici (anche per il costo sostenuto dal 2015 che è pari a 1,2 milioni di euro).

Riteniamo altresì che gli orari di funzionamento del mezzo siano di nessuna utilità alla frequentazione del mercato e dei negozi, coprendo fasce orarie al servizio esclusivamente degli utenti che lavorano in centro storico. Notiamo ad esempio, entrando nella stretta attualità, che in questo particolare periodo nel quale è imposto un sostanziale coprifuoco a seguito delle restrizioni introdotte dal DPCM 24 ottobre 2020, dopo le 18 (e quindi fino alle ore 20,15) il bus gira senza passeggeri, sprecando così risorse pubbliche. Il funzionamento del Green go Bus deve essere flessibile e adeguarsi alle reali esigenze anche del commercio e del mondo dei pubblici esercizi situati in centro.

Analoga valutazione deve essere fatta sul trasporto pubblico, di cui non conosciamo il costo annuo, che soddisfa solamente il 2.5% degli spostamenti urbani.       

Per quanto riguarda gli indirizzi e le strategie del Pums 2017/2020 chiediamo che:

  • siano fatte attente valutazioni costi/benefici sul rinnovo/potenziamento del parco autobus per gli spostamenti urbani (vista la risibile quota di soddisfazione della domanda pari al 2,5%);
  • siano fatte le dovute valutazioni sul mantenimento/potenziamento del servizio del Green-Go-Bus in virtù dei costi elevati;
  • sull’ulteriore potenziamento dello spostamento in bici, nutriamo dei forti dubbi, visto già l’ottimo livello raggiunto anche in confronto con i dati nazionali;
  • sull’accesso e la sosta in centro storico chiediamo che siano fatti dei tavoli di lavoro ad hoc, perché troppe volte si sono prese decisioni che non hanno soddisfatto le diverse anime degli utilizzatori del centro storico cittadino; non siamo infatti particolarmente convinti dell’introduzione dei varchi elettronici se finalizzati ad elevare contravvenzioni, perché questo diventa un ulteriore disincentivo ad accedere al centro storico cittadino;
  • in merito all’estensione dell’isola pedonale e della ztl, necessita un urgente confronto con la Regione Emilia-Romagna (per quanto riguarda il Pair 2020) e con le Associazioni di categoria in merito alle modalità, orari e categorie di soggetti che devono circolare nelle ztl;
  • non siamo per nulla convinti che l’istituzione di un van-sharing dedicato al trasporto delle merci in ingresso nel centro storico, con relativo cross-dock, ovvero una piattaforma logistica, siano le soluzioni più opportune per una città delle dimensioni di Faenza.

Documento di Piano

Riprendiamo i dati di pagina 9 che evidenziamo come a Faenza il 19% della popolazione si muova in bicicletta (la media nazionale è molto al di sotto e si attesta al 3,3%) e l’8 % a piedi, mentre il trasporto pubblico (scolastico e non) si attesta al 7%. Forse sarebbe opportuno valutare i costi del servizio di trasporto pubblico (al netto di quello scolastico) e capire se l’offerta del servizio sia economicamente sostenibile per la collettività o se non sia il caso di fare altri ragionamenti, anche in considerazione della scarsa appetibilità del servizio pubblico (come viene affermato a pagina 15).

Tutto questo anche in considerazione della fascia oraria in cui la popolazione inizia gli spostamenti (7:15/8:14); a tal proposito si fa presente che i dati fanno riferimento all’anno 2011.

Siamo totalmente d’accordo con la realizzazione del hub intermodale con lo spostamento della stazione delle corriere presso la stazione dei treni, lo sfondamento del sottopasso ferroviario fino a Via Filanda Nuova e la riorganizzazione degli spazi sia del vecchio scalo merci che di tutta l’area esterna alla stazione dei treni, riteniamo però che tali interventi debbano essere previsti con assoluta priorità temporale in quanto esiste già un grave ritardo nella realizzazione e c’è il rischio che la desertificazione del centro li renda nel tempo interventi inutili e obsoleti.

I contenuti del Pair 2020 invece ci trovano del tutto contrari. Una città delle dimensioni di Faenza non necessita assolutamente della pedonalizzazione del 20% del centro storico e dell’introduzione di una ztl sul 100% dello stesso. E comunque su queste tematiche è bene che sia effettuato un confronto approfondito con le Associazioni di categoria.

Sull’ipotesi dell’introduzione di una piattaforma logistica per il trasporto delle merci in centro storico, ci siamo già espressi.

Lamentiamo la mancanza in tutta la documentazione del Pums di proposte per la realizzazione di nuovi stalli per la sosta. La città di Faenza è probabilmente l’unica città della nostra Regione a non aver creato negli ultimi vent’anni nuovi parcheggi dentro e/o nelle immediate vicinanze del centro storico. Si è provveduto alla realizzazione di un piano della sosta a pagamento non destinando neanche un euro dei proventi alla creazione di nuovi spazi e forme di sosta per le auto.

Anzi in alcuni casi si ipotizza di togliere ulteriori stalli a beneficio di interventi volti all’introduzione di isole pedonali e a messe in sicurezza di alcune zone del centro.

Riteniamo quindi impensabile che un piano di tale portata e con validità 2020/2030 non destini, dei 40 milioni di euro di investimenti preventivati, qualche milione di euro alla realizzazione di nuovi parcheggi.

Non condividiamo la previsione di investire circa il 25% di tali risorse per il trasporto pubblico (con esclusione della sostituzione dei mezzi) del 70% alle misure di mobilità sostenibile (ciclabilità, pedonalità, ztl, zone 30, moderazione del traffico) e del 5% alle misure di controllo, alla regolazione della sosta ed agli strumenti di information tecnology ed alle attività di monitoraggio del Pums.

Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a diverse proposte per lo più incentrate su elevazione o interramento di parcheggi per raddoppiarne i volumi (Piazza Fratti, Piazza Ricci, Parcheggio Ospedale, Parcheggio Faenza 1 etc). E’ giunto il momento di passare ai fatti.

Facciamo seguire alla presente il Documento del Tavolo Provinciale degli Imprenditori (datato Ottobre 2015) facendo presente che sono passati ben 5 anni: i temi sono sempre i medesimi, così come le motivazioni nostre, ma la situazione (sociale, demografica, economica ecc) cui si applicano i PIANI è totalmente mutata.  Perciò siamo convinti che gli stessi strumenti, oggi obsoleti, andrebbero rivisti alla luce del contesto attuale, a partire da un aggiornamento di tutti i dati sui quali si basano le Linee di Indirizzo del PUMS, diversamente si rischia l’attuazione di un Piano “fuori luogo e fuori tempo”, in una sola parola anacronistico”.