I risultati delle prime settimane di saldi invernali, raccolti attraverso l’indagine congiunturale condotta da Confcommercio Emilia Romagna attraverso il Centro Studi Iscom Group, evidenziano segnali di prudenza negli acquisti. Il monitoraggio è stato realizzato su un significativo panel di imprese commerciali della regione, composto da punti vendita di beni per la persona, in particolare abbigliamento e calzature.

Le vendite nei saldi invernali 2020 rispetto all’anno scorso sono aumentate per il 17% degli operatori e sono stabili per il 51%. Per il 32% sono invece diminuite. Chi ha rilevato aumenti di vendita ha avuto incrementi intorno al 10%.

Per una corretta analisi è fondamentale chiarire che si tratta di dati medi, che non rendono pienamente giustizia a differenze anche sostanziali che si delineano in alcuni territori rispetto ad altri infatti è evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione a macchia di leopardo, dove certe province e città sovraperformano rispetto ad altre. Ed anche nella stessa via si riscontrano delle differenze.

Nel primo weekend c’è stato il picco delle vendite, mentre i giorni successivi hanno avuto un andamento abbastanza piatto. I clienti sono attenti al prezzo e si lasciano ancora tentare poco dagli acquisti di impulso.

Gli operatori attribuiscono le ragioni dell’andamento stabile e/o negativo delle vendite principalmente al periodo sbagliato per effettuare i saldi, giudicato dalla maggioranza degli intervistati troppo anticipato rispetto ad una naturale collocazione temporale, alla difficoltà economica delle famiglie, alla concorrenza sui prezzi della grande distribuzione e alle tante iniziative promozionali pre-saldi proposte con stratagemmi volti ad aggirare la normativa. Molti rilevano anche in periodo di saldi la significativa concorrenza dell’on-line.

“Le prime settimane di saldi all’insegna della stabilità – commenta Luca Massaccesi, Direttore di Confcommercio Ascom Lugo – non inducono ad un particolare ottimismo. Anche l’andamento climatico degli ultimi giorni, con temperature molto miti per il periodo, non agevolano certo gli acquisti dei tipici capi invernali. Per quanto riguarda la nostra zona in particolare, registriamo un andamento costante o in lieve diminuzione rispetto agli scorsi anni: si compra lo stretto necessario cercando il prezzo più basso possibile, anche se in alcuni casi emerge, per fortuna, l’importanza della qualità del prodotto”.

“Rimane di fondamentale importanza avere parità di regole – continua Massaccesi – per competere sullo stesso mercato: da tempo chiediamo, a tutela del consumatore, una regolamentazione regionale che disciplini l’attività dei grandi Outlet così come – a livello nazionale piuttosto che europeo – l’introduzione di una seria web tax che ristabilisca, almeno in parte, l’enorme squilibrio di oneri fiscali oggi esistente fra i colossi dell’on-line ed i negozi di vicinato”.

“Anche il commerciante deve fare la sua parte: è indispensabile continuare ad investire in formazione e nel contempo accentuare il percorso di innovazione del negozio tradizionale per sapersi adattare il più possibile ai veloci cambiamenti dello scenario di riferimento” conclude Massaccesi.

L’andamento della spesa è in aumento per il 13% e stabile per il 56%. Lo scontrino medio nell’abbigliamento si attesta intorno ai 95 euro a persona (circa 210 euro a famiglia).

Gli operatori sono partiti con le stesse percentuali di sconto dell’anno scorso. Circa la metà degli operatori (43%), ha stimato che nel 2019 i saldi di fine stagione hanno avuto una incidenza fino al 20% del fatturato annuale.