30/05/2018 – Gli agricoltori dell’Emilia Romagna sono i maggiori creditori dello Stato italiano per il mancato versamento dei contribuiti per le assicurazione contro le calamità nelle campagne. Lo denunciano l’associazione regionale dei Consorzi di Difesa (Asrecodi) contro le calamità nelle campagne e Coldiretti Emilia Romagna, che oggi partecipano con una nutrita delegazione, composta anche da imprenditori agricoli della provincia di Ravenna, alla manifestazione davanti al Ministero delle Politiche Agricole in via XX Settembre 20 nella Capitale.
Secondo i dati di Asrecodi lo Stato è debitore nei confronti degli agricoltori emiliano romagnoli di oltre 100 milioni di euro, un quinto dei 500 milioni totali a livello nazionale. Il motivo di un debito così alto – spiega Coldiretti – è l’alta qualità delle produzioni emiliano romagnole che comportano premi molto elevati: ogni anno, infatti, vengono assicurati prodotti per un capitale assicurativo superiore a 1,3 miliardi.
Mentre ci si divide sull’Europa, l’Italia rischia di perdere, senza un’azione straordinaria, centinaia di milioni di risorse comunitarie destinate ad un intervento strategico per l’agricoltura italiana, di fronte agli ingenti danni provocati dai cambiamenti climatici.
I problemi dell’economia reale incombono con gli agricoltori che dopo mesi di attesa – sottolinea Asnacodi – devono ancora riscuotere più di 500 milioni dall’Agea controllata dal Ministero delle Politiche Agricole per gli anni 2015-2016-2017 per le polizze assicurative contro i danni causati dal maltempo. A questo si aggiunge lo spreco di soldi degli agricoltori che sono costretti a pagare decine di milioni di interessi passivi per anticipare i contributi attraverso i consorzi di difesa. Occorrono quindi – precisa Asnacodi – subito misure straordinarie per allineare i pagamenti, poiché le inefficienze della macchina pubblica non possono ricadere sulle imprese. Per questo motivo, Coldiretti e l’associazione dei Consorzi di Difesa hanno chiesto l’intervento del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone.