Dalmonte: “Per tutelare produttori e consumatori indispensabili più controlli, più trasparenza e pene esemplari per i reati agroalimentari”

Nel 2019 le importazioni di olio di oliva dall’estero sono destinate a superare abbondantemente il mezzo miliardo di chili con il risultato che sul mercato nazionale più di due bottiglie di olio di oliva su tre conterranno prodotto straniero. Sono numeri e proiezioni preoccupanti quelli che emergono dallo studio “Salvaolio” redatto dalla Coldiretti e presentato questa mattina in occasione della manifestazione degli agricoltori scesi in piazza a Roma per salvare gli uliveti italiani che significano salute, ambiente, reddito e lavoro. “Il boom di importazioni e la sempre viva minaccia Xylella – commenta il Presidente Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – ci obbligano a tenere sempre alta l’attenzione perché in gioco c’è il futuro dei nostri produttori, di una zona vocata come quella di Brisighella che può fregiarsi della prima Dop italiana dell’olio, ma a rischio è anche la salute dei consumatori che acquistando bottiglie di olio, magari vendute sotto marchi italiani ceduti all’estero o con l’etichetta delle grande distribuzione, possono portare inconsapevolmente in tavola prodotto straniero (tunisino, spagnolo o greco) di scarsa qualità”. Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono tra l’altro raddoppiati (+100%) e potrebbero crescere ulteriormente se l’Unione Europea rinnoverà l’accordo per l’ingresso di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero verso l’UE per 35mila tonnellate all’anno scaduto il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione UE-Tunisia (in vigore dal 1998).

“Con l’aumento degli arrivi dall’estero è evidente il rischio di frodi e sofisticazioni a danno del vero Made in Italy che colpiscono i produttori agricoli e i consumatori – afferma Dalmonte – occorre, dunque, difendere l’extravergine ravennate e italiano nell’ambito dei negoziati internazionali dove il nostro agroalimentare di qualità viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi”. A livello nazionale occorre stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare poiché l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti. Sul fronte Xylella auspichiamo che si concretizzino entro pochi giorni gli impegni assunti questa mattina dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio durante l’incontro con la delegazione Coldiretti guidata dal Presidente nazionale Ettore Prandini svoltosi a conclusione della manifestazione che ha portato migliaia di agricoltori davanti al Mipaaf.