Raccolti di castagne a rischio a causa della presenza massiccia di popolazioni di cinghiali giunte sulle colline romagnole dalla vicina Toscana in cerca di cibo.

A denunciarlo è Coldiretti Ravenna dopo l’allarme lanciato dai castanicoltori dell’alta collina Faentina.

Nelle aree di Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella, gli importanti sforzi e i risultati ottenuti dall’ATC Ravenna 3 per il contenimento della proliferazione degli ungulati, rischiano di venire totalmente vanificati a causa della migrazione dei selvatici dalla vicina provincia di Firenze dove, diversamente dal Ravennate, i cacciatori non hanno potuto operare durante il periodo di emergenza sanitaria legata al Covid.

“Purtroppo – commenta Nicola Grementieri, responsabile Coldiretti per l’alta collina Faentina – la Toscana in periodo di pandemia non ha rilasciato deroghe bloccando di fatto la caccia al cinghiale, questo – prosegue – anche per via di una siccità pesante che ha azzerato la produzione di ghiande nei querceti, cibo principale del cinghiale, ha fatto sì che massicce popolazioni di ungulati affamati si siano spostate anche di decine di chilometri sino ad invadere boschi e colline romagnole per cibarsi di marroni e castagne, unici frutti presenti in questa stagione, con grave danno per tutti i produttori”.

Difficile, peraltro, contrastare questa presenza massiccia per via della situazione particolare che a livello di strumenti di prevenzione e contenimento   vive la provincia di Ravenna, l’unica ancora priva di ‘Piano di controllo’ sul cinghiale e di conseguenza indifesa.

Senza tale strumento, infatti, gli agricoltori non possono attuare l’autodifesa e non sono nemmeno possibili interventi mirati negli ambiti protetti che di fatto stanno fungendo da zone in cui il cinghiale può moltiplicarsi tranquillamente irradiandosi poi sul territorio. Per di più, in caso di danni da cinghiale, i castanicoltori non vengono risarciti perché si contesta assurdamente la ‘mancata prevenzione’, nonostante sia evidente la difficoltà di recintare castagneti che sono aree vicine ai boschi e con dislivelli molto importanti,

“Come ripetiamo ogni settimana all’Assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, afferma Grementieri, è assolutamente indispensabile attivare subito il Piano di controllo al cinghiale per la Provincia di Ravenna altrimenti vedremo rapidamente sparire una storica e tipica coltivazione del nostro territorio qual è la castanicoltura. Peraltro, conclude, tutelare i tanti castanicoltori significa anche salvaguardare l’ambiente dato che con la loro attività essi contribuiscono alla difesa e alla tenuta idrogeologica del territorio”.