CNA Benessere Ravenna ha effettuato un’indagine approfondita, tramite questionario somministrato direttamente alle imprese del territorio, su 108 imprese del benessere della provincia di Ravenna, un campione molto ampio e rappresentativo del settore dei servizi alla persona. Hanno risposto per il 73% acconciatori, per il 21% centri estetici e per il restante 6% naturopati, fisioterapisti, tatuatori e altre professionalità collegate.

I primi risultati sono già molto chiari: l’84% delle imprese ha certamente avuto un aumento dei costi (il 31% definito “molto rilevante”) per il rispetto pieno dei protocolli di sicurezza; nonostante questo solo il 28% delle strutture ha ritoccato alcuni prezzi. Tra questi, appena il 3% delle imprese ha inserito nei prezzi tutti i costi in più causati dalla ripartenza, gli altri hanno rimodulato alcuni servizi o offerto kit specifici oppure semplicemente spalmato sul prezzo solo una piccola parte dei costi in più. Nulla a che vedere con le cifre e i numeri che sono stati raccontati ultimamente.

“Abbiamo condotto questa ricerca – afferma Roberto Zattini presidente di CNA Benessere Ravenna – per capire se fossero reali le tante polemiche apparse su stampa e tv nazionali rispetto a presunti aumenti indiscriminati di queste categorie. La tecnica infatti è quella di prendere in considerazione singoli e isolati casi per discriminare l’intera categoria, che è stata ferma per 70 giorni e si assunta in pieno, alla riapertura, il compito di lavorare in sicurezza, con meno clienti per volta e con orari ancora più lunghi per fornire un servizio di qualità”.

“I primi dati parlano chiaro – racconta Nevio Salimbeni, responsabile di CNA Benessere Ravenna – la maggioranza delle imprese in questa fase, così difficile per tutti, ha garantito una sostanziale stabilità dei prezzi con, al massimo, piccoli incrementi certamente non sufficienti a pareggiare l’aumento generale dei costi. Molte strutture hanno perfettamente capito come questo momento sia davvero difficile per tutti e anche per questo hanno cercato di ri-accogliere tutti i dipendenti che avevano prima, assumendosi direttamente oneri in più per l’aumento degli orari e degli strumenti di sicurezza.

Non vogliamo nascondere che ci siano stati singoli casi di aumenti non accettabili – conclude Salimbeni – ma riteniamo inaccettabile accusare ingiustamente un’intera categoria che sta pagando un prezzo altissimo nella lotta contro la pandemia e che ha scelto, nella stragrande maggioranza dei casi, di non riversare questi costi sui cittadini, come dimostrano i dati che abbiamo raccolto”.