30/03/2018 – In questo periodo numerose sono le criticità per il personale dell’Azienda Usl della Romagna (ritardo nel pagamento degli straordinari, richiamo dalle ferie, doppi turni, ecc.) ma la madre di tutti i problemi rimane sempre una: la carenza di personale. Se la Direzione Generale non investe nelle figure professionali di assistenza, a poco serviranno le previste stabilizzazioni o le mobilità in arrivo dalle altre Regioni. Già oggi, alle porte dell’estate, Pronto Soccorsi e reparti di Medicina sono i contesti della nostra provincia in cui le criticità sono più acute, per le mancate coperture dei posti vacanti. In alcune di queste realtà mancano contemporaneamente fino a sei operatori, rendendo di fatto ingestibile la situazione. L’inserimento di nuovo personale avviene con lentezza, con contratti a tempo determinato e il risultato combinato di queste azioni impatta pesantemente sulla qualità dell’assistenza. Si determina un meccanismo perverso perché gli operatori dei vari reparti, appena hanno terminato il percorso di affiancamento e formazione dei nuovi assunti, li vedono uscire per il termine del contratto. Nel migliore dei casi si riparte con altro personale da formare, nei casi più sfortunati, invece, si può anche rimanere senza sostituzioni per lunghi periodi. L’Azienda deve capire che gli investimenti nelle risorse umane qualificano le azioni assistenziali; con più assistenza individuale si migliorano le condizioni di vita degli assistiti e, contemporaneamente, le condizioni di lavoro del personale. Altrimenti il rischio è avere un sistema sanitario sempre più carente e in difficoltà nel fornire risposte ai bisogni dei cittadini.