L’apertura del nuovo supermercato Lidl e la contemporanea fase di agitazione alla Cisa hanno fatto storcere il naso a molti in città, sebbene i due eventi, seppur in qualche modo collegati, non sono diretta conseguenza l’uno dell’altro.
“Ieri a Faenza ha aperto la nuova sede della Lidl al posto del vecchio stabilimento della Cisa e, sempre ieri, i giornali locali hanno riportato il fatto che l’Allegion-Cisa ha chiesto di ridurre il premio di produzione ai lavoratori con un taglio quantificato in circa € 1.000 annuale pro capite. Queste due notizie sintetizzano bene come funziona oggi l’economia ‘globalizzata’ applicata al contesto locale” riporta un commento nella pagina Facebook di Rinnovare Faenza, redatto dal consigliere comunale del gruppo civico, Tiziano Cericola.
“Le industrie emigrano in cerca di bassi costi di manodopera (e di altre certezze: minore burocrazia, minori tempi della giustizia, ecc.) – prosegue  Cericola – impoverendo i territori ove le industrie erano storicamente nate; gli altri imprenditori della distribuzione cercano di radicarsi nei territori per sfruttare al meglio quello che rimane del potere di acquisto, cercando di fare utili ‘sfruttando’ (in senso economico e non certo giuridico) i dipendenti e i fornitori (in genere piccole e medie aziende). Cosa si può fare ? In sede nazionale ci penserà il nuovo Governo a creare strumenti utili per ridurre la delocalizzazione, contrattando con la UE gli spazi di manovra; in sede locale sarebbe il caso di avviare un serio dibattito su cosa significhi fare marketing territoriale per trovare altre fonti di lavoro e reddito per tutti noi e, dopo il dibattito, prendere in mano ‘la valigetta’ del commesso viaggiatore e andare a bussare alle varie porte, pubbliche e private, sfruttando tutti i canali di contribuzione e finanziamento esistenti (Regione, Stato, UE)”.
“Sono temi su cui sono intervenuto varie volte – afferma Cericola – negli ultimi tre anni: creare un vero polo universitario a Faenza attingendo a università estere (UE, USA, ecc.), attirare start up innovative sfruttando ASTER Emilia-Romagna e altre centri di eccellenza, spingere sul turismo (sul serio e non per finta come fatto con IF), creare grandi eventi culturali, valorizzare le eccellenze del settore agricolo, fare investimenti immobiliari mirati sui beni pubblici e privati, ecc.. Il fatto è che oltre alle analisi occorrono due fattori chiave: persone che abbiano veramente a cuore questo problema (nel settore pubblico e nel settore privato) e soldi da investire. Io credo a che a Faenza faccia difetto il fattore umano: ho la sensazione che nessuno abbia voglia di impazzire e che la nostra classe dirigente (pubblica e privata) stia bene così come sta, lasciando che il ‘popolo’ (cioè noi tutti) si arrangi a risolvere il problema di quadrare il bilancio familiare (e della piccola impresa). Spero di essere contraddetto da tanti faentini con fatti concreti, per cui attendo fiducioso le risposte”.