Oggi, martedì 24 maggio, alle 18, in sala D’Attorre di Casa Melandri, in via Ponte Marino, in occasione dell’European Maritime Day, Alessandro Vanoli terrà una conversazione su “Le parole e il mare. Passato e futuro del nostro rapporto con l’oceano”.
“La storia del mare è una lunghissima storia che parla di tutto: di scogli, correnti, fossili, pesci, barche, esploratori e pirati… perché occorre raccontare il mare ricordandoci come in fondo non siamo altro che specie tra specie, e dovremmo pensarci un po’ meglio a sfruttare e devastare casa nostra”.

In occasione delle Giornate europee del mare, momento in cui la città è chiamata a riflettere sulla relazione con il mare, Alessandro Vanoli, storico del Mediterraneo e autore amatissimo dal pubblico ravennate, terrà una lezione appositamente dedicata al tema che costituisce anche la conclusione del 48° ciclo degli Incontri Culturali del Centro Relazione Culturali che riprenderà l’attività ad ottobre.

Il mare è il 71% del nostro pianeta, viviamo praticamente in un mondo azzurro, non lo possiamo abitare, ma è da lì che è cominciato tutto.

Il mare appare per la prima volta ben 4 miliardi di anni fa e da quel momento in poi è successo di tutto. Per parlare della storia del mare, bisogna parlare però anche degli animali che lo hanno vissuto, delle rocce che l’hanno delimitato, delle onde, del vento e poi naturalmente degli uomini e di quando questi ultimi cominciarono ad affacciarsi a quell’immensità provando ad affrontarla, a navigarla e provando a sfruttarne le ricchezze. Non si può non parlare dei tempi delle grandi esplorazioni e del commercio.
«La scienza del mare è studio di rotte e correnti, analisi chimica del tasso di salinità e rilievo stratigrafico […], misurazione di temperature e di venti; essa è tuttavia anche storia di naufragi e mito di sirene, galeoni affondati e Leviatani primordiali; amnios originario dell’umanità e culla di civiltà, la forma greca che nasce perfetta dal mare come Afrodite, la grande prova dell’anima di cui parla Musil, l’incontro col simbolo dell’eterno e della persuasione ossia della vita che riluce nel suo puro presente incorruttibile, nella sua pienezza di significato. Il più grande romanzo di formazione, la più grande storia dell’individuo che si avventura nel mondo e ritorna a casa ossia a sé stesso, e cioè l’Odissea, non è immaginabile senza il mare. Ma quel mare, il Mediterraneo, è anche il grembo della nostra storia, della nostra civiltà».

Così scriveva Claudio Magris nella sua «Prefazione» a Breviario mediterraneo di Predrag Matvejević (1991).

Perché fare una storia del mare vuol dire sì parlare dei nostri sogni più profondi, ma anche ricordarci che alla fine siamo solo una specie tra altre specie. Siamo parte del mare ed è questa forse la cosa che più conta in tutta questa avventura millenaria.

Alessandro Vanoli
Alessandro Vanoli ha lavorato come docente e ricercatore in numerose università, tra cui l’Università di Bologna e l’Università Statale di Milano, e ha insegnato arabo presso differenti istituzioni. Si è occupato prevalentemente di storia mediterranea, di rapporti tra mondo cristiano e mondo musulmano e di presenza islamica nelle Americhe. Tra le sue pubblicazioni: Le parole e il mare (2005), La Spagna delle tre culture (2006), La Sicilia musulmana (2012), Quando guidavano le stelle. Viaggio sentimentale nel Mediterraneo (2015), Storie di parole arabe (2016), Strade perdute. Storia mondiale del vecchio continente (2019) e con Amedeo Feniello Storia del mediterraneo in 20 oggetti (Laterza, 2020).