Lo sfogo di un operatore di un centro per disabili della città di Ravenna pubblicato ieri sul nostro portale ha attirato l’attenzione di molti utenti. La tematica è ampiamente dibattuta anche a livello nazionale in questi giorni di restrizioni e di emergenza sanitaria. A rispondere oggi allo sfogo dell’operatore, sono però alcuni colleghi in disaccordo con quanto scritto nella lettera: non negano il periodo difficile, ma sottolineano come siano stati presi gli accorgimenti necessari per la sicurezza di ospiti e lavoratori.

La nostra professione, di operatori del Centro (oss, educatori, infermieri, referenti, coordinatori), è un lavoro da sempre stimolante, bello e difficile, e lo è ancora di più durante questo momento di crisi sanitaria generale di cui nessuno avrebbe previsto l’arrivo.

Insieme a supermercati ed ospedali apparteniamo a quei servizi essenziali che non hanno subito trasformazioni in smartworking o educazione a distanza e il nostro sentire è quello di essere stati semplicemente, nel qui ed ora, responsabilmente chiamati a lavorare “in prima linea”, da subito, con un’attenzione maggiore al rischio di contagio sanitario.

La gestione degli utenti, in un periodo così, è certamente più complessa (non potendo fare le solite uscite o proseguire i progetti di partecipazione attiva con esterni, né ricevere visite o rientrare a casa come d’abitudine) ma siamo da sempre chiamati a fare il nostro lavoro adattandoci alle casistiche e ai tempi, e a dare esempio di presenza e capacità di affrontare le situazioni anche nei momenti più difficili, professionalmente è nel nostro onesto ruolo.

Attraverso il lavoro quotidiano di educatori ed oss, i disabili che risiedono da noi trascorrono giornate impegnate e di buon respiro, visto che l’equipe di lavoro ha messo come prioritario fornirgli un supporto psicologico, riorganizzato gli spazi e ripensato attività ad hoc (vengono utilizzati anche gli spazi del Diurno per evitare sovraffollamenti e in più il servizio ha aggiunto quotidianamente tre operatori, turnanti, per una copertura oraria di 10 ore, si svolgono attività come da pianificazione).

Dall’altro lato, vogliamo dirlo, gli utenti, come spesso abbiamo occasione di notare, è proprio quando respirano momenti di maggiore tensione (da parte del mondo che li gestisce) che ci mostrano la loro sensibilità e praticano atteggiamenti più “forti” (resilienti) di quanto non avremmo mai immaginato. 

Ci sentiamo sereni nell’affermare che, contestualmente all’arrivo di questa emergenza sanitaria, da parte dei coordinatori e dirigenti non solo c’è stata una presenza costante e attenta alla tutela di utenti ed operatori, ma abbiamo respirato il loro invito al lavoro di squadra e al supporto reciproco affinché il gruppo, nonostante le difficoltà, si facesse “forza” e brillasse nell’impegno. Così è stato, in effetti.

A livello di tutela di tutti, molti sono stati gli accorgimenti messi in atto fin da prima che le direttive governative imponessero certe regole: l’utilizzo delle mascherine protettive son state dal 24 febbraio (le FFP2 e le monouso) rese obbligatorie all’interno del Centro e, quando tutti i fornitori le avevano esaurite, è stato chiesto ad una collega (anche sarta) di cucirne a mano un centinaio in modo che ne venissero distribuite due per ogni operatore (per lavare a fine turno e avere il cambio); con la sua disponibilità a farlo, anche, noi abbiamo potuto continuare a lavorare in sicurezza.

Oltre alle mascherine sono stati acquistati prodotti per l’igiene senza guardare al risparmio (disinfettanti per le mani, alcool, camici, guanti, traverse), è stato consegnato immediatamente agli uffici Ausl l’elenco di tutti i dati degli operatori al fine dello screening sierologico; è stato aumentata la frequenza giornaliera dei momenti di sanificazione delle superfici più soggette al contatto da parte di utenti ed operatori; infine, in accordo col MMG, si è provveduto a rinviare le visite non urgenti al fine di non esporre al rischio gli ospiti in contesti ospedalieri già compromessi.

Per quello che riguarda l’area gestionale è stata allestita già da diverse settimane una stanza d’emergenza per un eventuale caso di Covid positivo; è stato fatto un rifornimento ad hoc di dispositivi adatti ad un primo intervento di questo tipo; sono stati distribuiti a tutti gli operatori i protocolli Ausl per la gestione emergenza Covid; è stato vietato l’accesso di visite di familiari e individuato un ingresso fornitori esterno per evitare eventuali contatti.

A questo proposito, inoltre, abbiamo visto che, a parte i tre Oss entranti per sostituire gli uscenti (gli entranti già lavoravano in altri Diurni, mentre gli uscenti sono stati assunti in ospedale), sono state evitate sostituzioni esterne “di passaggio” e spesso ciò ha comportato che colleghi interni rinunciassero alle ferie e facessero turni straordinari per coprire chi ha chiesto congedo parentale e legge104 covid o era in malattia; il tutto per ridurre al minimo il rischio di introdurre persone sconosciute, a tutela dei nostri utenti.

Siamo consapevoli che lo stato di emergenza che caratterizza la geografia nazionale ed internazionale sia fonte di ansia e preoccupazione per chiunque e abbia ricadute sul quotidiano per tutti… ma questo non deve andare a colpire il buon lavoro faticosamente e costantemente svolto da chi è stato, da febbraio a questa parte, sul campo tutti i giorni.

Noi teniamo botta… per i ragazzi con disabilità, per il Centro Residenziale, per le famiglie e per chi ci crede”.