Celebrata la tradizionale Messa della notte di Natale al Duomo di Ravenna

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La tradizionale Messa della notte di Natale al Duomo di Ravenna officiata dall’Arcivescovo di Ravenna Ghizzoni si è svolta alle 21.30 .

L’omelia dell’arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni nella Notte di Natale:

“«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

I racconti del Vangelo dell’infanzia secondo Luca, nei due capitoli iniziali, ci fanno ascoltare un racconto secondo lo stile usato dai maestri in Israele nella liturgia o per commentare la S. Scrittura, in cui gli eventi riguardanti le origini di Gesù sono narrati sulla base di racconti di nascite straordinarie della tradizione biblica. Ma la fede che illumina la interpretazione di quei fatti è la fede pasquale delle comunità cristiane, che hanno lungamente riflettuto sul mistero di Cristo elaborando, sotto l’influsso dello Spirito, dei racconti degli inizi che arrivano a noi come professioni di fede.
Infatti, i racconti dell’infanzia, con le due annunciazioni a Zaccaria e a Maria, le due nascite di Giovanni e di Gesù, la visita di Maria a Elisabetta, il Natale di Gesù adorato dagli angeli e da alcuni pastori, la perdita di Gesù nel tempio alla ricerca della volontà del Padre nella Parola di Dio… sono ricchissimi di tradizione biblica e caratterizzati da un progressivo riconoscimento della persona e del mistero di Gesù Cristo che si svela al mondo.

Gesù è presentato come il Messia discendente da Davide, il Figlio di Dio, il Salvatore, il Consacrato del Padre, il Signore, la salvezza di Dio, la luce delle genti e la gloria d’Israele suo popolo e, infine, il Figlio del Padre. Ma nei fatti siamo di fronte a un bimbo appena nato, sconosciuto a Betlemme, messo in una mangiatoia perché “non c’era posto per loro nell’alloggio”!

All’interno del racconto dell’infanzia, Luca pone i cantici – il Magnificat, il Benedictus e il Nunc dimittis – che riprendono il linguaggio, i sentimenti, la preghiera di lode e ringraziamento dei Salmi e del secondo Isaia, per celebrare una salvezza ormai realizzata. Le Scritture antiche sono messe al servizio della rivelazione che avviene in Cristo, piena manifestazione di Dio, che le interpreta e le porta a compimento.

Anche noi che ascoltiamo nella notte di Natale questa pagina del vangelo, siamo riportati a fare memoria delle tante pagine della S. Scrittura depositate nel nostro cuore, per riconoscere quante volte e in quanti modi Dio ha voluto entrare nella storia degli uomini attraverso la sua Provvidenza, la sua creazione, attraverso i patriarchi, i profeti, i santi e più vicino a noi, attraverso quelle parole e quegli esempi di vita cristiana che hanno toccato il nostro cuore e ci hanno portato passo dopo passo alla fede in Lui, il Signore morto e risorto per noi, per la sua Chiesa, suo Corpo e sua Sposa.

Il fatto storico è certo: Maria è rimasta veramente incinta in modo misterioso, ha veramente partorito un figlio, con Giuseppe lo ha allevato e educato, la famiglia di Nazareth per tanti anni ha vissuto come le famiglie di quel tempo mantenendosi col lavoro quotidiano del falegname per circa trenta anni. Solo dopo Gesù ha iniziato la sua missione e si è rivelato in modo diverso, non solo pienamente uomo, ma anche Figlio di Dio, con parole di vita e gesti di potenza, con grande stupore di chi lo conosceva nel villaggio come figlio del carpentiere e carpentiere lui stesso.

Ma ecco l’evangelista Luca con i suoi racconti meravigliosi dell’infanzia, ci vuole portare a vedere con occhi diversi al di sotto dell’apparente normalità della realtà, fatta di piccoli avvenimenti come un censimento, un lungo viaggio, una donna incinta che partorisce, una mangiatoia per culla… la potenza della Gloria divina che si manifesta, non con il clamore mondano che avrebbe la nascita del primogenito del re, ma con la semplicità, la sobrietà, la piccolezza, la mitezza, l’umiltà… che sono gli atteggiamenti tipici del nostro Dio. I racconti che utilizzano tante parole della Scrittura antica, i tre famosi inni che recitiamo ogni giorno nella liturgia delle ore, ci orientano a saper vedere come agisce Dio nella storia, come ha agito nella storia di Gesù e come agisce oggi nella storia della Chiesa e nelle nostre piccole vite.

È come se ci venisse detto che occorrono occhi nuovi per vedere:

la gloria di Dio nella piccolezza del quotidiano,

la forza dello Spirito pur nella debolezza umana,

la gioia dei frutti che maturano nella pazienza e a volte nella sofferenza,

la speranza anche nelle situazioni dove sembra impossibile uscirne,

la grazia della misericordia anche dove il nostro peccato sembra imperdonabile,

la Vita che viene a noi anche nell’abbandono della morte.

Siano questi occhi illuminati dalla fede che sanno vedere l’opera di Dio, il dono di questo Natale!

Infine, non possiamo non ricordare che questo Natale 2021 cade in un momento di grande apprensione per la nuova crescita della pandemia. Vogliamo chiedere al Signore Gesù con una preghiera particolare, che non si diffondano tra noi ancor più paure e atteggiamenti irrazionali che fanno perdere il contatto con una realtà certo dolorosa, ma non invincibile e che rischiano di farci dimenticare dei malati, degli anziani e soprattutto dei poveri del sud del mondo, invece di rafforzare i legami di cura, di affetto, di solidarietà concreta di cui oggi hanno ancor più bisogno.

Anche qui chiediamo la grazia natalizia dell’umiltà e della mitezza: nei giudizi sui fatti, nei rapporti con le persone, in un rinnovato amore verso i più fragili, i più deboli e i più piccoli.”

+Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo