“La notizia del ritiro da parte della multinazionale Saint Gobain della richiesta di prosecuzione dell’attività estrattiva nella cava di Monte Tondo potrebbe rappresentare un importante passo nella direzione di quanto Europa Verde aveva chiesto alla Giunta regionale per garantire la tutela di un territorio di straordinario pregio naturalistico, candidato a diventare patrimonio UNESCO.

È dal 2020 che mi occupo di questo territorio, fino alle ultime due interrogazioni presentate in Assemblea legislativa il 29 novembre e il 2 dicembre. Mi auguro che il passo indietro dell’azienda apra la strada anche al tramonto definitivo della sua richiesta, emersa nell’ambito della procedura di approvazione del nuovo PIAE (Piano Infraregionale delle Attività Estrattive), di ampliare l’attuale area estrattiva, perché non possiamo danneggiare ulteriormente questi habitat naturali così preziosi, in particolare la Grotta di Re Tiberio e il relativo sistema carsico, dove nelle scorse settimane si è recata in visita la commissaria UNESCO Gordana Beltram per la candidatura del “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” a Patrimonio Mondiale dell’Umanità 2023.

Torno quindi a sollecitare la Provincia di Ravenna e la Regione Emilia-Romagna a predisporre il nuovo PIAE tenendo conto sia della normativa regionale che vieta la distruzione dei fenomeni carsici, sia dell’ultimo studio commissionato dalla Regione, che riprende lo studio ARPA del 2001. La raccomandazione di utilizzare lo scenario B (delineato nello studio) che invita a considerare il nuovo periodo di attività concesso (non superiore a dieci anni) come l’ultimo possibile, è ritenuta condivisibile sia dalla Federazione Speleologica dell’Emilia-Romagna sia dalle associazioni ambientaliste. Anche la Giunta regionale, rispondendo a un’interrogazione di Europa Verde, aveva confermato la propria preferenza per tale scenario, in modo che il decennio di ulteriore attività mineraria possa servire per attuare politiche di riconversione produttiva. Per Europa Verde la salvaguardia di questo straordinario “bene comune” va garantita al pari del futuro occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori oggi impiegati nella cava. Per questo i prossimi anni di attività estrattiva vanno impiegati anche per mettere in campo azioni concrete che consentano di non compromettere né i posti di lavoro, né la prestigiosa candidatura del sito a Patrimonio dell’UNESCO, il cui iter si concluderà nell’estate del 2023 con il pronunciamento definitivo del Comitato internazionale Unesco”.