L’emergenza Covid ha colpito duramente le Case del Popolo della Romagna, costringendole a sospendere la propria attività nella quasi totalità dei casi. 

Le conseguenti gravi difficoltà di carattere economico e finanziario rischiano di mettere in forse la prosecuzione di un’esperienza che in Romagna rappresenta un elemento fondamentale di socializzazione e cultura, oltre che impegno politico, con grave detrimento anche per la coesione sociale dei piccoli centri. 

L’allarme proviene da Legacoop Romagna, che all’interno delle cooperative associate rappresenta circa 200 di queste realtà, di cui 120 in provincia di Ravenna.

Alla luce di questa situazione Legacoop Romagna ha chiesto agli Enti locali di adottare provvedimenti concreti che permettano alle Cooperative Case del Popolo di superare con il minor danno possibile questa fase di difficoltà. Quasi tutte le Amministrazioni locali romagnole hanno adottato provvedimenti in merito a TARI e IMU, sebbene in un quadro di grandi disomogeneità di scelte anche in territori limitrofi.

In Provincia di Ravenna tutti i Comuni hanno concordato sulla possibilità di permettere il pagamento ritardato dell’IMU al 16 ottobre. Per quanto riguarda la TARI, però, al momento non è stata decretata nessuna esenzione, ma solo un rinvio delle scadenze (al 31 luglio per i Comuni della Romagna Faentina, al 30 settembre per quelli della Bassa Romagna).

Si tratta di misure apprezzabili, ma non sufficienti. Legacoop sollecita con forza l’esenzione, per l’intero periodo di chiusura, del pagamento dell’imposta TARI per tutte le attività economiche a cui è stato precluso l’esercizio sulla base dei codici ATECO non autorizzati dal decreto Cura Italia. Misura che è stata adottata in altri territori, come ad esempio in Provincia di Forlì-Cesena. 

«Le case del popolo – spiega il responsabile del settore di Legacoop Romagna, Federico Morgagni – da oltre un secolo sono un tratto peculiare delle nostre terre, tanto che in un recente censimento storico ne abbiamo contate oltre 600, di tutti i “colori” politici. Ci appelliamo alle amministrazioni a trovare nuove forme di collaborazione affinché questa esperienza non venga interrotta, ad esempio mettendo a disposizione il patrimonio immobiliare delle cooperative per nuovi progetti culturali in ottemperanza alle regole del distanziamento sociale».