Maria Cecilia Hospital di Cotignola, Ospedale di Alta Specialità accreditato con il SSN, ha un nuovo responsabile dell’U.O. di Cardiochirurgia: è il prof. Carlo Savini, cardiochirurgo bolognese, con una formazione che parte dall’Università di Bologna per approdare ad esperienze in Europa e oltreoceano.

L’ospedale di GVM Care & Research di Cotignola, punto di riferimento nazionale per la diagnosi e il trattamento di tutte le patologie cardiovascolari e tra i centri italiani di alta specialità nell’ambito della cardiochirurgia, con l’ingresso del prof. Savini, si arricchisce di una figura professionale di alto livello, contribuendo all’eccellenza dell’intero dipartimento. 

“In questo ruolo di responsabilità credo che la mia esperienza formativa e professionale possa apportare valore alla già straordinaria competenza dimostrata più volte da chirurghi, medici e sanitari del team di Cardiochirurgia di Maria Cecilia Hospital – dichiara il prof. Savini –. Le patologie cardiovascolari sono le più frequenti al mondo dopo le oncologiche e si manifestano spesso in maniera improvvisa. Le potenziali situazioni di emergenza-urgenza che affrontiamo in ambito cardiochirurgico richiedono il saper prendere decisioni rapide ed efficaci. Serve una mente aperta e credo che le esperienze pregresse di ognuno siano un valore aggiunto nell’affrontare casi sempre più complessi, individuando il trattamento più adeguato per il singolo paziente. L’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione propone casi inediti a livello clinico: serve quindi mettere in campo il bagaglio di esperienza, risorse, know-how e tecnologie, proprio come avviene qui a Cotignola”.

Tra i campi di maggiore specializzazione del nuovo responsabile abbiamo la chirurgia delle valvole, eseguita con approccio mininvasivo, prediligendo, in particolare per la valvola mitrale, le tecniche di riparazione. Oggi la riparazione della valvola mitrale riguarda quasi il 50% dei trattamenti cardiochirurgici e le attuali linee guida dei percorsi cardiologici e cardiochirurgici richiedono che i pazienti affetti da malattia della mitrale vengano riferiti in centri ad alta esperienza (definiti “di eccellenza”) per la chirurgia riparativa mitralica, i quali devono rispondere ai requisiti di alta probabilità di riparazione (>98%) e bassi tassi di mortalità/complicanze (<1%). La diffusione di questo approccio conservativo è data dalla volontà di preservare, laddove possibile, la valvola nativa, in quanto è ampiamente dimostrato, dal punto di vista scientifico, che la riparazione della valvola mitrale ha un impatto prognostico significativamente più favorevole nei confronti dell’aspettativa e della qualità di vita del paziente rispetto alla sostituzione protesica. 

La miniaturizzazione dell’approccio chirurgico, inoltre, consente di ridurre al minimo l’invasività dell’intervento, con chiari benefici per il paziente sia dal punto di vista clinico (ripresa più rapida, minor tasso di complicanze), che psicologico rispetto agli approcci tradizionali (chirurgia “open”). 

Il prof. Savini ha inoltre un’esperienza di alto livello nel trattamento delle problematiche del ritmo cardiaco, della chirurgia valvolare aortica, dell’aorta toracica ascendente e dell’arco aortico.

Grande attenzione anche per l’utilizzo dei sistemi di circolazione extracorporea: il 99% degli interventi cardiochirurgici richiede infatti l’ausilio della macchina cuore-polmone che consente di mettere a riposo il muscolo cardiaco durante la fase operatoria; una particolare priorità per la protezione miocardica ha portato il prof. Savini ad utilizzare le tecniche più performanti per ripristinare in sicurezza l’attività cardiaca al termine dell’intervento.

È un passaggio storico per Maria Cecilia Hospital che, con l’ingresso del prof. Savini, si vede riconosciuta quale sede di una cattedra dell’Università di Bologna. Un sodalizio che potenzia la continua spinta della struttura di Cotignola verso gli ambiti della ricerca scientifica, della didattica e della formazione dei giovani medici e, al contempo, realizza i programmi di sviluppo dell’Alma Mater bolognese sul territorio romagnolo.

“Questa sinergia è un pregio con diversi lati positivi: portare l’università sul campo apre infatti prospettive anche nel settore della ricerca, mediante interscambi culturali con altri centri universitari e grazie a rapporti di collaborazione con altri centri di alta specialità. Unendo gli sforzi si potenziano casistiche, analisi di dati, pubblicazioni. L’impulso che viene dato a livello scientifico è notevole. La ricerca ben fatta si traduce in un beneficio clinico per il paziente, l’investimento di risorse dà risultati nella pratica quotidiana. Si aprono così nuovi orizzonti e si delineano prospettive lungimiranti legate alla formazione dei medici del domani”, conclude il prof. Savini.