Riviste al rialzo dal Centro Studi della Camera di commercio di Ravenna le stime di crescita delleconoma provinciale: +3,8% nel 2022 e +0,4% nel 2023, con un moderato miglioramento rispetto alle precedenti proiezioni. Segnali, dunque, ancora positivi provengono dalla maggior parte dei settori dell’economia ravennate, al cui interno, però, si rilevano intensità differenziate tra i vari comparti.
Prosegue la crescita della produzione industriale per il settimo trimestre consecutivo, ad una velocità comunque meno intensa (+3,6%) e simile tra le tipologie dimensionali delle imprese. L’export continua ad aumentare ad un ritmo molto sostenuto (+28,1%) e, nel commercio al dettaglio, solo il comparto non alimentare e la piccola e media distribuzione, cioè quella sotto i 19 addetti, registrano un calo delle vendite rispetto al terzo trimestre dello scorso anno. Per le costruzioni, con una numerosità di imprese in continua crescita, il volume d’affari frena l’incremento tendenziale dimezzando la velocità della sua corsa (+3,7%).

Positivo, infine, da gennaio a novembre del 2022, per il secondo anno consecutivo, il saldo tra aperture e chiusure, che si attesta a +186 unità (era +120 nellanalogo periodo del 2021), come risultato della differenza tra 1.851 iscrizioni e 1.665 cessazioni.
Questi i principali dati diffusi al Tavolo sulle opportunità economiche e occupazionali, costituito nell’ambito dell’accordo territoriale ReRiRa, dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio, tenutosi alla presenza del presidente della Provincia Michele de Pascale e del commissario straordinario della Camera di commercio Giorgio Guberti, dei Sindaci dei Comuni della provincia e dei vertici delle associazioni di categoria e delle Organizzazioni sindacali, lo scorso 20 gennaio con l’intervento di Guido Caselli, direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna, che ha illustrato “Pablo” (popolazione, addetti, bilanci per localizzazione), l’innovativo e potente strumento di analisi socio-economiche e di studi di benchmark disponibili a livello comunale.
“I dati ci mostrano segnali positivi di ripresa e crescita che rappresentano un’importante boccata di ossigeno dopo gli ultimi anni di difficoltà per molti dei settori economici provinciali. Le statistiche alla base delle nostre osservazioni – ha evidenziato Michele de Pascale, presidente della Provincia di Ravenna – hanno dimensione provinciale, ma quelli che trattano la dinamica economica e sociale presentano oggi un’anomalia: se ad esempio nel caso dei dati sulla sicurezza e la giustizia la dimensione provinciale fa riferimento a istituzioni anch’esse di dimensione provinciale e quindi danno ben conto di ciò che avviene in un territorio sulla base anche delle azioni messe in campo da queste istituzioni, diverso è per la dinamica economica e sociale, dove le statistiche hanno sì dimensione provinciale ma sono stata soppresse o indebolite tutte quelle funzioni di programmazione economica di pianificazione territoriale di politiche socio-economiche che erano in capo alle Province e alle Camere di commercio. Ora assistiamo nel nostro territorio da un lato all’intenzione annunciata dal Governo di restituire alle Province questa funzione di pianificazione strategica e territoriale e dall’altro, con una decisione che io non condivido ma che ormai è operativa, la Regione ha deciso di dare conclusione al processo di fusione tra le Camere di commercio di Ravenna e Ferrara. Si apre dunque – conclude de Pascale – la necessità di tornare a mettere in campo con maggiore forza una cabina di regia provinciale per intervenire rispetto ai numeri con maggiori strumenti per agire proattivamente sulle leve economiche e sociali.”

“La vivacità e la libertà del tessuto economico – ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – rappresentano un moltiplicatore di ricchezza, in particolare in momenti gravi come il tempo che stiamo vivendo. Imprese, quelle ravennati, attente al benessere delle famiglie dei dipendenti, che hanno a cuore i propri fornitori e clienti, che spesso rinunciano ai potenziali benefici di una delocalizzazione produttiva in paesi a più bassi costi di produzione, anche per senso di responsabilità nei confronti delle proprie comunità. Per questo vanno supportate sostenendo gli investimenti e rimuovendo i tanti ostacoli che ne frenano lo sviluppo. Occorre proseguire – ha concluso Guberti – lungo il sentiero delle riforme strutturali per migliorare il contesto per fare impresa, promuovere la cultura della legalità del merito e della responsabilità, garantendo così condizioni per la competitività”.