Dopo la notizia di rinvio a giudizio dei dirigenti dell’Autorità Portuale, il comitato ravennate di Italia Nostra chiede maggiore chiarezza sull’episodio della Berkan B che aveva già portato alla sospensione degli stessi vertici dell’ente pubblico:

«Leggiamo gli articoli di questi giorni sulla vicenda Berkan B sul rinvio a giudizio chiesto per i vertici dell’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna.

Vogliamo ricordare le dichiarazioni del presidente di AdSP Daniele Rossi, rilasciate il 4 febbraio 2019 durante la Commissione consiliare sullo stato di grave sofferenza della Pialassa Piomboni: “Navi in Pialassa: è un problema di grande attenzione, di competenza e responsabilità della Capitaneria di Porto di Ravenna. Ho visto delle navi, una situazione pesante, drammatica, difficilissima, di grande intralcio ai traffici portuali, di cui sono anche responsabile: chiamate la Capitaneria di Porto di Ravenna, perché non è di competenza dell’Autorità Portuale, così, per conoscenza vostra”. E in un altro punto della commissione, ha rincarato: “Navi in Pialassa: ripeto, l’ho già detto, la responsabilità delle navi non è dell’Autorità Portuale, quindi non so cosa dirvi, è responsabilità della Capitaneria di Porto. Se avevamo segnalato? Certamente! Abbiamo più volte segnalato, anche per recuperare spazio in banchina, e quindi per recuperare spazio alle attività portuali, abbiamo sollecitato la definizione di una soluzione”.

Dunque, o Rossi ha mentito spudoratamente in una riunione ufficiale presso un ente pubblico, davanti a pubblici ufficiali (consiglieri comunali) e a cittadini, o è incomprensibile che l’ente da lui indicato come responsabile, ovvero la Capitaneria di Porto, andrà ad interrogarlo ai fini dell’eventuale processo, stando a quanto si legge oggi sulla stampa! E in programma qualche pastrocchio? I consiglieri comunali pretendano chiarezza!

Ci si chiede anche come sia possibile che Rossi abbia dichiarato questo, quando sono stati spesi, su delibera proprio del presidente, da settembre a oggi, € 320.148,65 solo di affidi diretti e procedure d’urgenza, e il relitto è ancora nel Canale dei Piomboni, ormai quasi del tutto affondato. Senza contare tutti i soldi versati a Secomar per controlli, posa delle panne ed aspirazione degli inquinanti sversati, e gli oltre 9 milioni (!!) di euro che andranno a Micoperi per la rimozione del relitto. Quindi, l’AdSP può deliberare e spendere soldi pubblici senza avere alcuna competenza in merito alla vicenda per cui li impiega?

Resta inoltre incomprensibile, prima di leggere le motivazioni, lo stralcio dalle indagini dell’ultimo proprietario della nave. Ma ancora di più lo sono i rinnovi di concessione attuati dall’AdSP, a fronte dell’art. 47 del Codice della Navigazione che ne impone la revoca in caso di cattivo uso della stessa. Tuttavia, appare sempre più evidente la mancanza di un progetto di smantellamento (come è stato possibile?), e la totale indifferenza ed inerzia rispetto al da farsi e all’emergenza ambientale ampiamente annunciata, tuttora in corso da ottobre 2017. Perché, lo ricordiamo, non sono morti solo dei gabbiani, ma è fuoriuscito liquame oleoso anche dalle panne più esterne nel punto di aggancio con la banchina, e nella pialassa si pescano, spesso di frodo, pesci e molluschi che finiscono sulle nostre tavole.

I cittadini seguono con apprensione la vicenda, ormai nota in tutta Italia, e confidano che la giustizia faccia il suo corso con la massima chiarezza, perché poi non ci si stupisca della sfiducia verso le Istituzioni e degli investitori sul nostro Porto, o di prossime sorprese alle urne».