Nell’ultimo anno, con la diffusione del Covid 19, si è parlato spesso degli anziani, di come siano stati i più colpiti da questo virus e di quanti, purtroppo, siano deceduti.

E’ un po’ triste che ci sia voluta una pandemia affinché ci ricordassimo di tutte le categorie fragili e, in primis, proprio quella degli anziani; tra loro ci sono persone che sono ancor più deboli e che dovrebbero essere maggiormente tutelate, come per esempio, i malati di Alzheimer e di demenza senile, categorie tutt’ora veramente poco considerate.

Forse non tutti sanno cosa devono fare le famiglie di anziani non autosufficienti e\o con patologie differenti per ottenere la convenzione con l’Usl (ovvero l’inserimento in una struttura adeguata con il 50% del pagamento della retta a carico del SSNL) : devono passare attraverso un’odissea fatta di documentazione da produrre e lunghe attese per avere dei riscontri e questo iter solo per riuscire ad ottenere un punteggio per entrare nella graduatoria pubblica.

Volete sapere il tempo che trascorre prima di entrare in graduatoria? In tempi normali circa 3 mesi, al giorno d’oggi fino a 6 mesi, dopodiché bisogna aspettare altro tempo per essere chiamati in una struttura convenzionata.

Ecco, i malati affetti da Alzheimer e dalle demenze senili, se non hanno altre patologie che aggravano il loro quadro clinico ,rendendoli inabili e non autosufficienti, non avranno mai la speranza di entrare nella graduatoria pubblica; questo perché negli indici di valutazione dell’U.V.G. (Unità di Valutazione Geriatrica), commissione preposta alla valutazione dei requisiti necessari all’ottenimento del posto in convenzione, le demenze senili non vengono contemplate come requisito primario.

Ritengo assurdo e vergognoso che, come spesso accade, ci siano malati di serie A e malati di serie B. Possiamo immaginare tutti cosa significhi, anche per le famiglie, dover affrontare queste malattie devastanti, oltre alla sensazione di totale impotenza e perdita che devono vivere, si ritrovano a dover combattere per far valere i diritti dei propri cari che, in una società civile, dovrebbero essere garantiti autonomamente.

Il primo cambiamento da attuare è certamente la ridefinizione dei criteri di valutazione per l’ottenimento della convenzione, inserendo le demenze in generale tra i requisiti fondamentali per la non autosufficienza al fine di aiutare tutti i malati, senza alcuna discriminazione.

In seguito bisogna iniziare ad individuare i punti critici di questo iter assurdo e risolverli; per esempio, rendendo operative tutte le circoscrizioni in egual misura e aumentando, dove necessario, il numero di assistenti sociali, che in alcune zone del territorio sono troppo pochi; in questo modo si riuscirebbero a velocizzare le visite delle commissioni mediche dell’U.V.G. e ad accorciare i tempi burocratici.

Bisogna comprendere che questo è un problema di tutti e non solo moralmente parlando, ma anche fattivamente: poiché le famiglie che hanno in carico questi malati e che vengono lasciate sole a gestire la malattia si vedono costrette a chiamare in continuazione I carabinieri e\o il 118 per fare ricoverare il proprio congiunto in ospedale, questo perché non sono umanamente in grado di prendersene cura.

Spero davvero che la condizione degli anziani del nostro territorio possa migliorare e che, con impegno e volontà, si riescano ad attuare tutti i cambiamenti necessari.