Gli autocostruttori di Filetto associati nella cooperativa Mani Unite, vittime di clamorose ingiustizie da parte del Comune di Ravenna, contro le quali Lista per Ravenna ha sempre combattuto instancabilmente insieme a loro come Davide contro Golia, hanno ottenuto finalmente un’ampia affermazione delle loro ragioni dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). I soprusi che hanno patito si possono leggere, come in un horror, negli otto capitoli con 14 allegati dell’“Esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto”, che nel giugno 2014 depositai presso la Polizia municipale e pubblicai sulla stampa, finito chissà dove nei meandri della giustizia italiana: https://www.comune.ra.it/il-comune/consiglio-comunale/gruppi-consiliari/gruppo-consiliare-lista-per-ravenna/comunicati-interventi-e-iniziative/esposto-su-fatti-di-rilevanza-penale-nella-fallita-autocostruzione-di-alloggi-a-filetto/.
Che abbia raccontato però delle verità lo dimostra il fatto di non aver ricevuto querele né denunce per calunnia” così Alvaro Ancisi commenta la sentenza del Tar che stabilisce il risarcimento per gli autocostruttori di Filetto da parte del Comune di Ravenna.

“Ora il TAR ha riconosciuto alla cooperativa Mani Unite il diritto di ottenere dal Comune di Ravenna il rimborso del 75% del valore della manodopera prestata nell’autocostruzione del grezzo dei 14 appartamenti in cantiere a Filetto, ha annullato le penali imposte dal Comune a seguito dell’ingiusta decadenza della concessione del diritto di superficie su quel terreno, ha negato i tre milioni di risarcimento danni chiesti dal Comune. Se ne può comprendere l’importanza nel seguente riassunto della storiaccia”.

Il progetto dell’autocostruzione di Filetto risale al 2004. 14 autocostruttori, metà italiani e metà stranieri, poi associati nella coop. Mani Unite, furono scelti dal Comune di Ravenna con bando pubblico, tra famiglie di basso reddito, perché costruissero con le proprie mani la loro prima casa su un terreno dato loro in concessione per 99 anni dal Comune stesso.
“Il Comune però non mantenne l’impegno di sovrintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del programma, commettendo anche gravissimi errori. Tra questi, la tragica assegnazione del permesso di costruire alla cooperativa Alisei, senza che ne avesse alcun titolo e a fronte di un capitale sociale di poche decine di migliaia di euro, alla quale furono così consegnate le chiavi di un cantiere di quasi 2 milioni e mezzo di euro.

Dopo che gli autocostruttori avevano effettuato le 21.000 ore di manodopera a cui erano obbligati e costruito il grezzo dei due edifici, Alisei avrebbe dovuto terminare l’opera utilizzando il finanziamento concesso agli autocostruttori da Banca Etica. Invece si dileguò e poi fallì, lasciando a Mani Unite un debito verso la banca che, con gli interessi, salì ad oltre un milione e 300 mila euro. Il Comune, che nulla aveva vigilato sulle molte inadempienze e scorrettezze verificatesi anche col proprio contributo, impose a Mani Unite l’impossibile impresa di terminare i lavori entro il termine del 16 luglio 2012, scaduto il quale le revocò la concessione del terreno, espropriandola anche degli edifici grezzi nel frattempo andati in malora.

Stanziati infine 1 milione e 965 mila euro per evitare un contenzioso con la banca e per riprendere e concludere i lavori, il Comune ne affidò la realizzazione ad ACER, chiedendo i danni agli autocostruttori. Collaudati i lavori il 6 luglio 2017, il Comune annunciò trionfalmente che i 14 appartamenti sarebbero stati assegnati da ACER, con affitto modesto, a dei cittadini bisognosi di casa, attraverso un bando”.

Come però dissi il 21 gennaio 2018 in un comunicato scritto a quattro mani con Mani Unite, il diavolo aveva fatto la pentola, ma non il coperchio. ACER e Comune di Ravenna non potevano infatti disporre ancora di quelle case. Mancando l’atto di retrocessione del bene immobile al Comune da parte degli originari autocostruttori, la Conservatoria dei Registri Immobiliari si è giustamente rifiutata di certificarne il passaggio di proprietà. Senza l’atto di retrocessione, rifiutato con grande coraggio da Mani Unite, nessuno può mettere piede su quel terreno ed entrare in quelle case all’infuori della cooperativa, tuttora proprietaria superficiaria del bene. Passati da allora quasi quattro anni, anche i due milioni spesi nel completare quelle case sono finiti in malora, perché inutilizzate e nel frattempo abbandonate al degrado totale.

Persistendo nel non raggiungersi un accordo dignitoso tra il Comune e Mani Unite lo spreco enorme di denaro pubblico potrebbe dilatarsi per chissà quanti anni. Sarebbe ora di farla finita. Ora è venuta meno la scusante addotta dal Comune che la Corte dei Conti gli contestasse di assumersi oneri non dovuti. Dopo averne compiuto di tutti i colori, il Comune dia dunque un taglio alle proprie pretese. La Corte dei Conti potrebbe invece contestargli ora di avere commesso molto incautamente l’errore di spendere quasi due milioni di euro per completare i lavori delle case senza averne titolo. Lista per Ravenna, che si adoperò molto per un accordo tra le due parti, anche col proprio capogruppo nel consiglio territoriale di Roncalceci Ulisse Babini, è sempre disponibile a collaborare”.