24/05/2018 – L’Associazione culturale San Michele Arcangelo, i Movimenti per la Vita di Ravenna e Lugo, il Centro di aiuto alla vita di Ravenna e il Comitato “Difendiamo i nostri figli”, che hanno aderito alla campagna nazionale promossa da Pro Vita Associazione Onlus in occasione del quarantennale della legge 194, hanno appreso con stupore della richiesta da parte di alcune forze politiche all’Amministrazione comunale di rimuovere i manifesti presenti sulle plance pubbliche nelle strade della città, del tutto lecitamente affissi conformemente al dettato dell’art. 18, comma 3, del “Regolamento per l’applicazione dell’imposta di pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni” del Comune di Ravenna. A livello logico, appare particolarmente arduo piegare ad interpretazioni arbitrarie queste disposizioni amministrative.
Inoltre, l’atto censorio invocato da queste sigle politiche sarebbe poi impugnato in tutte le opportune sedi e creerebbe le condizioni per sviluppare ulteriori strategie sul potenziamento della campagna di informazione, attraverso modalità incontestabilmente possibili sotto il profilo giuridico-amministrativo e che sono state già individuate.
Già in passato, il Centro di aiuto alla vita di Ravenna e i Movimenti per la Vita di Ravenna e di Lugo avevano realizzato iniziative simili di servizio e di informazione in altri anniversari della legge 194, rappresentando nei manifesti foto di un bambino nel grembo materno alla stessa epoca gestazionale, e dando i loro riferimenti per chi ha bisogno di aiuto. Cosa è cambiato?
E’ inoltre il caso di sottolineare, ancora una volta, che la libera espressione delle opinioni politiche, la libertà di stampa, il pluralismo democratico sono valori cardini tutelati dalla Carta Costituzionale della Repubblica italiana, valori dei quali anche l’attuale Amministrazione comunale dichiara di farsi guardiana e paladina. L’Amministrazione stessa, sia detto per inciso, che si è dichiarata disponibile ad ogni opportuno confronto anche sul gravoso tema della natalità.
Con questa campagna vogliamo inoltre rendere servizio a tutte quelle donne che hanno abortito. Le stesse che in questi anni ci hanno raccontato che nessuno aveva detto loro nulla in merito a come concretamente si svolgesse un aborto con le varie metodiche nel consenso informato e cosa sarebbe successo loro dopo. In troppi casi, non sono state loro offerte alternative per permettere di tenere il bimbo vivo in braccio. Ogni volta, le stesse ci scongiurano di far sapere alle altre che questa scelta di vita deve essere possibile e di non permettere alle altre ciò che è successo loro.
Sorprende infine come possa creare tanta preoccupazione la semplice immagine di un feto di 11 settimane: cosa accadrebbe ai novelli censori se oltre a vedere la rappresentazione del nascituro fosse possibile ascoltarne anche il battito cardiaco, che è già possibile avvertire in modo nitido già molto tempo prima?