Dopo i manifesti della campagna #dallapartedelledonne strappati, coperti o imbrattati a Genova, Milano, Roma, Perugia, Bergamo, Palermo, La Spezia, la censura politically correct ha colpito anche a Ravenna, dove i poster appena affissi per denunciare la disinformazione sull’aborto farmacologico sono stati rimossi in meno di 24 ore. Lo denunciano i responsabili di Pro Vita & Famiglia Ravenna, che avevano appena lanciato la campagna in collaborazione con l’Associazione culturale San Michele Arcangelo.

“Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486, mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo”: questo è il messaggio di Pro Vita & Famiglia che tanto scalpore sta destando. Ma non si può tacere che la RU486 può causare emorragie, gravidanze extra uterine, infezioni, setticemie, distruzione del sistema immunitario, depressione e anche la morte.

Al pensiero unico, però, dà evidentemente fastidio la verità. Perché, altrimenti, gli intolleranti della “tolleranza a senso unico” si darebbero tanto da fare per abortire qualsiasi discussione sull’aborto? Oltretutto in modo codardo, subdolo e meschino, dal momento che a Ravenna i responsabili di questo vergognoso bavaglio hanno lanciato il sasso e poi nascosto la mano. A loro diciamo: potete anche uscire allo scoperto, perché tanto non ci fermerete. Non molleremo finché non si aprirà un dibattito pubblico su una pratica che uccide un essere umano innocente e danneggia la salute delle donne.

L’Associazione culturale San Michele Arcangelo ha concluso: “Il comitato direttivo della nostra Associazione ha appoggiato all’unanimità la campagna di sensibilizzazione di Pro Vita & Famiglia Onlus: un messaggio finalmente chiaro ed efficace per sottolineare ancora una volta che l’embrione è una persona umana, che ha diritto di vivere, e non può venire eliminato come uno scarto di produzione. Desideriamo anche denunciare con sdegno l’attacco al contempo sorprendente e inquietante alla libertà di informazione e di pensiero, tutelata dall’art.21 della Costituzione della Repubblica, che recita testualmente: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’. Una censura come quella alla quale stiamo assistendo è un comportamento indegno per qualsiasi comunità democratica. Sarebbe invece stato corretto promuovere iniziative di approfondimento e di dibattito equilibrato e civile sulle caratteristiche del farmaco Ru486 fra scienziati, intellettuali e politici di orientamenti culturali diversi”.