In una stagione così complessa e delicata per tutto il nostro Paese e per il nostro sistema sanitario, ci tocca assistere nuovamente al dilagare di una vile e violenta propaganda contro la pillola abortiva da parte di Pro Life che mette per l’ennesima volta in discussione un diritto fondamentale conquistato con lunghe e dure lotte dalle donne italiane: la legge 194, il diritto per ogni donna ad autodeterminarsi e scegliere di poter interrompere una gravidanza nella piena sicurezza delle strutture sanitarie pubbliche, con l’ausilio di terapie farmacologiche innovative e affiancata da professionisti qualificati.

Questi attacchi, provenienti da associazioni antiabortiste e antifemministe, persistono nel voler contrastare la libertà delle donne e una politica sanitaria che ha già dimostrato, dove è stata attuata, come la piena applicazione della 194 non solo garantisca il diritto all’aborto, ma ha come obbiettivo primario la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto stesso attraverso la rete dei consultori familiari; obiettivo che si intende perseguire nell’ambito delle politiche di tutela della salute delle donne.

Questo spettacolo indegno, fortemente oscurantista, tenta di vanificare le lotte culturali e sociali che hanno prodotto una rete di servizi che danno risposte positive ma che ancora necessitano di investimenti e scelte coraggiose per risolvere le forti criticità e inefficienze presenti, causate in gran parte dal numero di obiettori di coscienza negli ospedali pubblici (7 ogni 10 medici).

Ricordiamo come nei mesi scorsi si siano fatti notevoli passi avanti, per volontà del ministro Roberto Speranza, con l’aggiornamento, dopo 10 anni, delle linee guida sulla somministrazione della pillola abortiva Ru486, rimuovendo le limitazioni all’impiego del farmaco dettate nel 2009.

Con le nuove linee guida si annulla l’obbligo di ricovero dall’assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e si allunga il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza.

Articolo Uno e Sinistra per Ravenna esprimono una dura condanna nei confronti della campagna in atto, perché lesiva del diritto fondamentale alla salute tutelato dalla Costituzione e della libertà di autodeterminazione delle donne.