04/05/2018 – A Lido di Dante si respira nuovamente aria di tempesta, ma non per le condizioni meteorologiche ma per il clima sempre più’ teso teso tra i componenti del Comitato Cittadino. Carlo Gambi (Presidente subentrato in seguito alla sfiducia a Minichini) ha inviato alla stampa una lunga lettera in relazione alle notizie sulle nuove elezioni del Comitato Cittadino di Lido di Dante, a seguito delle dimissioni di tutti i suoi componenti. “Ritengo doveroso precisare che le dimissioni citate da Minichini sono quelle di un autoproclamato comitato da lui messo in piedi stravolgendo tutte le regole, facendo riferimento ad uno statuto costruito per escludere sulla base di principi che sono palesemente in contrasto con lo spirito di partecipazione che l’Amministrazione sostiene anche con l’istituzione dei Consigli Territoriali” tuona Gambi. “Uno statuto siffatto, che arbitrariamente sceglie chi può, a parità di condizione, essere ammesso o escluso, è l’esatto contrario di quanto la partecipazione democratica estrinsecata soprattutto nei Comitati Cittadini richiede, per rendere questi un vero punto di riferimento per cittadini e Istituzioni. Pertanto una Amministrazione che ignora questi elementari principi di democrazia, non solo viene meno al proprio compito che è quello di garantire l’agibilità democratica nel proprio territorio, ma si rende colpevolmente complice di uno scempio che fa strame dello spirito di convivenza civile che è uno dei cardini della nostra Costituzione. Nulla di tutto questo era previsto dallo statuto esistente al momento delle elezioni del 2016 quando fu eletto il Comitato dei sedici consiglieri. Di questi sedici consiglieri iniziali, considerando dimissioni ed esoneri ne sono rimasti in carica dodici, sette dei quali, che sono maggioranza, non si sono mai dimessi. Non è possibile ignorarli e svolgere alcuna attività senza la loro partecipazione, tantomeno indire nuove elezioni prima della naturale scadenza del loro mandato che scade nel 2021. La modifica dello statuto eseguita durante la riunione farlocca del 10 marzo indetta da Minichini alla quale erano presenti (desidero sapere a quale titolo), il Consigliere Ancisi Alvaro (LpRa), Minichini Pasquale (capogruppo LpRa), Rosetti Luca (LpRa) e Bolognesi Gino (capogruppo PD), forse nel maldestro tentativo di dare una parvenza di legalità all’abuso che si stava perpetrando, lascia me e i Consiglieri che con me condividono questa incresciosa situazione con l’amaro in bocca per la presenza di questi esponenti politici in un contesto che per statuto si dichiara apolitico e soprattutto per la presenza di un appartenente ad un partito che nel nome si dichiara democratico. Dopo la sfiducia, Minichini pur non essendo più presidente essendo stato declassato con una sfiducia votata durante una assemblea pubblica che lo ha riportato a ruolo di semplice consigliere, ha proseguito abusivamente la gestione di una parte del Comitato Cittadino con il sostegno dei cinque consiglieri rimasti in carica, numero che nel rispetto dello statuto in vigore non gli permette di perseguire in autonomia nessun tipo di attività. Quello che è assurdo è il rapporto che il Comune attraverso il suo assessore ha mantenuto con il sig. Minichini e il suo clan nonostante la mole di documentazione da me fornita protocollata e mai smentita. L’istituzione dei Comitati Cittadini è stata creata per dare a tutti senza distinzioni politiche e di collocazione sociale, la possibilità di promuovere il territorio con iniziative, mantenendolo accogliente e in bell’ordine (sfalcio del verde e potature), ricevendo dall’assessorato per questi servizi contributi in denaro a titolo di rimborso delle spese effettuate a questo scopo. Ritengo sia doveroso ricordare all’assessorato che verificare che tali denari pubblici vengano realmente spesi per lo scopo al quale sono stati destinati faccia parte del suo dovere. Le ripetute richieste scritte da me protocollate e distribuite per conoscenza a tutti i membri del Consiglio Comunale e del Consiglio Territoriale del Mare, che avevano lo scopo di trovare consenso per consentire al nostro revisore dei conti di avere accesso alla contabilità per i previsti controlli, sono ripetutamente cadute nel vuoto. Non condivido – conclude Gambi – la teoria che essendo il Comitato Cittadino una organizzazione privata, gli organi del Comune non possono mettere il naso al suo interno, questo può valere per tutta la sua gestione, escludendo però la gestione del denaro pubblico che non è un regalo a fondo perduto ma consegnato ai Comitati per conseguire uno scopo ben preciso ed è un dovere ineludibile verificare che questo denaro venga speso nei modi consentiti. Questo è il motivo fondamentale che ha prodotto la frattura all’interno del Comitato”.