Che il palazzone di alloggi popolari del Comune di Ravenna posto in via Dorese 73 (così come quello al numero 75) fosse messo male, addirittura disastrato dentro e fuori, è noto, e non soltanto alle malcapitate famiglie che devono abitarci non avendo altra scelta. Che ci fosse qualcosa a rischio di crollo lo hanno però capito soltanto a metà luglio scorso, quando sei di loro che occupano, su un lato del palazzo, altrettanti appartamenti, tre al primo piano e tre al secondo, uno sopra l’altro, si sono visti bussare alla porta, senza nessun preavviso né spiegazione, alcuni operai che hanno sbarrato con un’inferriata le due balconate a servizio dei rispettivi appartamenti. Ai loro abitanti è stato così impedito non solo di affacciarsi sul mondo esterno e di respirare aria libera, ma addirittura di vedere alcunché oltre i muri interni del proprio alloggio, essendo le finestre troppo in alto per consentirlo. Pari sbarramento è toccato, con tanto di segnali di pericolo, al porticato del pian terreno sottostante gli appartamenti stessi. È parso chiaro a tutti che affacciarsi a quei balconi potrebbe voler dire finirci sotto. Che non sia un danno improvviso è evidente fin dalla strada , da dove sono visibili, all’esterno di quei balconi, estese scoperture dei ferri di armatura.

Occorre qui approfondire ed allargare il raggio del discorso.

LA “RIGENERAZIONE DEL QUARTIERE SAN BIAGIO NORD” – Si è letto infatti, su tutti i giornali locali, di un “progetto di rigenerazione nel quartiere San Biagio Nord”, che intende “riqualificare” i due grandi edifici popolari di via Dorese 73 e 75 ed abbattere e ricostruire, lì vicino, il “terzo immobile in disuso di via Cicognani 15”, abbandonato da anni, per farne ulteriori 23 appartamenti di edilizia popolare. Il terreno libero esistente tra i tre edifici diventerà un parco verde. L’intero progetto usufruisce di 7,5 milioni di euro della finanza pubblica. Lista per Ravenna ha già ammonito, in Consiglio comunale, come la medaglia luccicante con cui l’iniziativa è stata celebrata presenti però un retro oscuro, bastando osservare che questi tre immobili, tutti di proprietà comunale, sono finiti in malora, al punto di dover essere abbattuti o rifatti, per essere stati mantenuti male e gestiti peggio (le forze dell’ordine lo sanno bene).

IL “GIOVANE” EDIFICIO DI VIA DORESE 73 – Il palazzone di via Dorese 73, composto di scantinato, cinque piani più uno con sovrastrutture ed aree cortilizie, dotato di 40 appartamenti, garage scantinati e posti auto, fu acquisito dal Comune in perfetto stato, con atto notarile del 24 dicembre 1986. “Detti appartamenti – si legge nell’atto – furono assegnati fin dal 1983 a nuclei familiari colpiti da sfratto esecutivo”. Il Comune ne ha mantenuto in seguito l’assegnazione a famiglie bisognose. L’immobile costò al Comune 3,4 miliardi di lire, pagati al costruttore privato che ne era proprietario con 2,51 miliardi in contanti e per il resto cedendogli in permuta terreni edificabili per 4.638 metri quadrati della pregiata lottizzazione comunale “La Vigna” in Marina Romea. Sono dunque bastati al Comune 36 anni per ridurlo quasi a rudere. Non si può certo applicare a questo caso il principio costituzionale secondo cui gli amministratori pubblici devono comportarsi come buoni padri di famiglia.

NUOVO PROGETTO CHISSA’ QUANDO –  Riguardo al nuovo grande progetto, la prima deliberazione della Giunta de Pascale risale al 21 luglio 2020, il che non toglie che tuttora non esista neppure sulla carta. Secondo le ultime dichiarazioni alla stampa, il 27 giugno scorso, l’inizio del cantiere è previsto a cavallo tra il 2023 e il 2024, data però inattendibile coi soli tempi normali di un procedimento simile. Tanto più che la spesa finanziata non è più sufficiente, a causa degli aumenti di costo e della più difficile reperibilità dei materiali, nonché di altri imprevisti. Sarà dunque necessario che il Comune stipuli un mutuo. La durata del cantiere, visti alcuni precedenti anche clamorosi, resterà poi in grembo a Giove. Gli attuali residenti di via Dorese 73 e 75 verranno suddivisi in altre case popolari, giocando sui diversi tempi di cantiere dell’immobile di via Cicognani.

INTERROGAZIONE – La cosa più urgente, al momento, è sapere per quanto tempo si intenda ancora far vivere le sei famiglie di cui sopra con l’affaccio e la visuale del mondo esterno sbarrati, condizione subita da tutti con sofferenza psicofisica, specialmente dalle persone anziane e/o invalide e sole in famiglia. Chiedo dunque al sindaco spiegazioni puntuali sull’accaduto e sullo stato edilizio dell’immobile in questione, ma soprattutto sui modi e sui tempi del ritorno ad una vita normale per le persone oggi sbarrate in casa. Infine, se risulta vera la notizia secondo cui questo edificio non sarà più solamente ristrutturato, ma demolito per essere ricostruito.