La macchina del referendum per la soppressione di alcune norme sul funzionamento della Giustizia italiana procede nel torpore verso domenica 12 giugno. Pare scarsamente interessata a mobilitare gli elettori affinché superino il 50% dei votanti, obbligatorio perché la consultazione sia valida.

Primo limite tecnico è che si vota in una sola giornata di domenica quasi estiva, e non anche nella mattinata del lunedì successivo. Poco o nulla è inoltre conosciuto dalla massima parte dei cittadini circa il protocollo sanitario a cui debbano attenersi i votanti e i componenti dei seggi elettorali. Al riguardo, la loro maggiore attenzione ricade sull’uso della mascherina, elemento non da poco affinché corrispondano o no alle rispettive incombenze. Ho chiesto chiarimenti in proposito alla responsabile dell’ufficio Elettorale del Comune, la quale mi ha girato la circolare dell’11 maggio scorso con cui il ministero dell’Interno ha trasmesso ai Prefetti il “Protocollo sanitario e di sicurezza per lo svolgimento delle consultazioni elettorali e referendarie per l’anno 2022”. 

IL PROTOCOLLO SANITARIO

A tale protocollo, firmato dai ministri dell’Interno e della Salute, è stata attribuita una facciata di legittimità dal decreto-legge n. 41 del 4 maggio scorso sullo svolgimento delle elezioni amministrative (non a Ravenna) e dei referendum nell’anno 2022. Ne estraggo le seguenti prescrizioni:

  • “[…] Per accedere ai seggi elettorali è obbligatorio l’uso della mascherina chirurgica da parte di tutti gli elettori e di ogni altro soggetto avente diritto di accesso ai seggi (ad esempio i rappresentanti di lista). […]
  • I componenti dei seggi durante la permanenza del seggio, devono indossare la mascherina chirurgica, dispositivo che deve essere sostituito ogni 4-6 ore e comunque ogni volta risulti inumidito e sporco o renda difficoltosa la respirazione: essi devono, comunque, mantenere sempre la distanza di almeno un metro dagli altri componenti e procedere ad una frequente e curata igiene delle mani […]”. 

VALUTAZIONI E PROPOSTA

Ho risposto in sostanza come segue.

  1. L’obbligo della mascherina per gli tutti gli elettori pare giustificato da una norma con valore di legge, comunque discutibile perché non tiene conto dell’art.48 della Costituzione italiana. Esso non solo riconosce il diritto di voto a tutti i cittadini di maggiore età, ma lo qualifica anche come “dovere civico”, disponendo inoltre che “il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”. Di converso, la tutela della salute come diritto dell’individuo, riconosciuto dall’art. 32 della Costituzione stessa, appare meno perentoria dopo che il Governo stesso ha dichiarato la scadenza dello stato di emergenza per il COVID-19 in data 31 maggio scorso.
  2. Obbligare i componenti dei seggi , in un clima ormai estivo, a tenere la mascherina per un’intera giornata significa imporre uno sforzo fisicamente non facile da sostenere, non essendo peraltro qualificabili come lavoratori, giacché al loro impegno non corrisponde un compenso, ma un rimborso spese forfettario.

Per evitare che alcuni scrutatori designati rinuncino in questi ultimi giorni all’incarico, con difficoltà anche a sostituirli, o che insorgano discussioni all’interno dei seggi sulla sostenibilità di tenere la mascherina per 17-20 ore, ho suggerito all’ufficio Elettorale del Comune di rappresentare ai presidenti di seggio l’opportunità di condividere con gli scrutatori l’uso della mascherina attraverso un’organizzazione flessibile delle presenze e delle uscite dal seggio stesso, dato che devono essere sempre presenti tre componenti (tra cui il presidente o il vice), non tutti quattro. Ho indirizzato la mia risposta anche al comandante della Polizia locale, al dirigente superiore del servizio elettorale e al segretario generale dell’ente, chiedendone – data la loro autorevolezza in materia sotto diverso titolo – un cortese cenno di riscontro.