“Il percorso di statizzazione dell’Accademia di Belle Arti e dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi di Ravenna è ancora in itinere. Ciò non ha impedito al Comune di Ravenna di bandire, in piena emergenza coronavirus, uno strano bando di gara, con scadenza 29 aprile. Lo scopo è di acquisire in affitto per 12 anni, prorogabili per un massimo di 6, un immobile di almeno 1.500 metri quadrati “da adibire a sede dell’Accademia di Belle Arti e dell’ISSM Verdi” afferma Alvaro Ancisi, Capogruppo di Lista per Ravenna.

Il bando è strano perché non ricerca – come scritto e come tutti hanno letto –  una nuova sede unica dei due istituti al posto di quelle “vecchie”, situate la prima in via delle Industrie (notoriamente “fuori posto” e scomoda) e la seconda (anch’essa disagevole) in via di Roma. Intende invece acquisire una “sede di rappresentanza”, dove collocare una sola direzione amministrativa per entrambi gli insegnamenti comuni (inglese, informatica, ad esempio) e i servizi per il diritto allo studio, la promozione e l’orientamento. Strano anche perché si pretende un edificio “all’interno del Centro Storico del Capoluogo”, che possieda “agevoli collegamenti con le principali vie di comunicazione e adeguata presenza di collegamenti con i mezzi pubblici”, nonché “agevole fruibilità di aree parcheggio”: una specie di araba fenice per chi conosce la città storica racchiusa nelle antiche mura, senza dire che il Piano Aria Integrato della Regione” (PAIR) impone di chiudere a ZTL tutti i centri storici dell’Emilia-Romagna entro il 2020. L’immobile deve poi essere disponibile immediatamente, con una articolazione in nove spazi per altrettante diverse destinazioni e superficie, oltre ad essere fornito di una lunga serie di attestati di regolarità, conformità e idoneità” continua Ancisi.

A nostro parere non è però logico mantenere per almeno 12 anni tre sedi, malamente dislocate tra loro, per due istituzioni destinate (come la giunta comunale ha deciso, con il consenso di massima anche dell’opposizione) ad essere federate in un unico ambizioso Politecnico delle Arti. Meglio assicurarsi una sede che, anche se provvisoriamente limitata alle sole funzioni comuni, abbia nel tempo le potenzialità per essere opportunamente ampliata, fino a diventare l’unica sede di un vero Politecnico di prestigio. Varrebbe la pena, col tempo ancora a disposizione, di ritirare il bando emesso, per pubblicarne un altro, atto a perseguire questo obiettivo strategico, evitando futuri dispendi di risorse” afferma Alvaro Ancisi.

L’orizzonte dovrebbe inevitabilmente allargarsi oltre il centro storico, verso quel quartiere che, destinato ad esserne la celebrata prosecuzione, possiede svariate edificazioni da rigenerare, dotate di ampi spazi liberi. Parliamo della Darsena di città e dei suoi immobili di archeologia industriale: ex magazzini portuali, ex industrie ed ex silos granari abbandonati al degrado, palla al piede del grande progetto della Nuova Darsena, che il Comune ha vincolato proprio ad usi formativi/culturali. Rispetto al centro storico, offrono spazi edificati vuoti su un solo piano, senza divisori di stanze o corridoi. Significa un quarto della necessità di area da occupare, con garanzia di organizzazione virtuosa del personale e minimizzazione degli spostamenti, consumi energetici pari alla metà, spese per manutenzione ordinaria pari ad un quarto. Aree di parcheggio possono farsene a piacimento. Le comunicazioni extraurbane sono più agevoli. I confini dell’intervento, come dicevamo, possono essere ampliati senza problemi, per quando sarà possibile realizzare l’indispensabile sede unica” prosegue Ancisi.

Ciò che può ancora essere riprogrammato semplicemente rivedendo il bando pubblicato si renderà comunque inevitabile se dal centro storico non perverrà neppure un’offerta, o se nessuna potrà rispettare tutte le condizioni e i parametri richiesti, obiettivamente incredibili da soddisfare entro il limite delle mura antiche. Chiedo pertanto al sindaco come intende eventualmente disporre o disporsi qualora apprezzasse le considerazioni e le valutazioni su esposte” conclude Alvaro Ancisi.