Sulla sorte, tuttora indecifrabile, del ponte Grattacoppa sul fiume Lamone, a tre anni ormai dall’avvio della sua ricostruzione, sono usciti sulla stampa, nel precedente fine settimana, degli “aggiornamenti”, secondo cui, siccome l’ ultimo strato di materiale posato sulle rampe dalla RCB (Rete Costruttori Bologna), ditta appaltatrice, non era stato accettato dalla Direzione dei Lavori perché non rispondente alle caratteristiche progettuali richieste, il 7 dicembre scorso il Comune di Ravenna aveva richiesto il fermo del cantiere. La preoccupazione che ciò mettesse in discussione la data ultima della fine lavori, programmata dall’impresa per il 23 marzo in contraddittorio con quella del 26 dicembre scorso imposta dal Comune, mi ha spinto a chiederne le spiegazioni e la dovuta documentazione, al dirigente comunale del servizio Strade, ing. Rizzo. Appena ieri ho ricevuto da lui 21 pagine di intricata risposta, comprendente 6 allegati, tre ciascuno del Comune e della RCB, incentrati su due ordini di servizio del direttore dei Lavori.

Formalmente, dice l’ingegnere, i lavori non sono sospesi: “Allo stato attuale è in corso d’esecuzione l’adeguamento altimetrico delle rampe, sia lato Torri che lato Grattacoppa. Nel corso di esecuzione dell’adeguamento della rampa lato Torri, in data 6 dicembre la Direzione dei Lavori (D.L.)ha accertato in cantiere che l’Impresa ha utilizzato per tutto il fronte del paramento in Terre Rinforzate, per uno spessore di circa m. 1 (da accertare), del materiale inerte proveniente dalla frantumazione di laterizio non conforme a quello accettato per la formazione del rilevato. Nell’ordine di servizio del 6 dicembre stesso è ordinato di rimuovere completamente il materiale posato arbitrariamente, in quanto non idoneo”.

SINTESI DEL SEGUITO

Il 14 dicembre, RCB “conferma di aver impiegato in data 6 dicembre un materiale non approvato dalla D.L. per la realizzazione dei rilevati in quanto le abbondanti precipitazioni dei giorni scorso avevano reso impraticabile il rilevato realizzato con materiale frantumato 0-10, ma per porre rimedio alla non conformità l’impresa ha già provveduto a rimuovere parte del sopra citato materiale e nei prossimi giorni rimuoverà anche la restante parte”. Il giorno dopo, RCB comunica però “le motivazioni che, ad oggi, impediscono il regolare svolgimento delle lavorazioni”. Queste: “Il materiale scelto dalla D.L. per la formazione del rilevato risulta inadeguato per essere impiegato nella stagione in cui ci troviamo, in quanto, come dimostrato anche dalle prove di laboratorio, lo stesso risente in maniera drastica dell’umidità ambientale trattenendola all’interno delle pezzature più fini, pertanto non raggiunge mai il grado di umidità ottimale per la messa in opera e relativa compattazione. È stata inviata, a tal proposito, una mail al D.L. ed al R.U.P (Responsabile Unico del Procedimento, anch’egli del Comune) in data 7 dicembre 2022 da parte dell’impresa esecutrice Zini Elio srl, nella quale si suggerisce un percorso alternativo per risolvere la problematica, ma ad oggi nessuno ha contattato l’impresa per discuterne. Tutto ciò impedisce di proseguire con la realizzazione dei rilevati, pertanto, i mezzi relativi al movimento terra, verranno portati via dal cantiere nei prossimi giorni. Seguono 6 ulteriori circostanziate motivazioni che impedirebbero il regolare svolgimento delle lavorazioni, addebitate da RCB al Comune, che le ha dato risposta il 20 dicembre. Nella risposta che ho ricevuto ieri, il dirigente del servizio comunale Strade afferma inoltre che “il 7 dicembre, la D.L. aveva effettuato il controllo sul comportamento del piano di posa del rilevato eseguito, provando che i valori ottenuti risultavano inferiori a quelli prescritti nelle norme tecniche del Capitolato” ed inoltre che “l’Impresa non aveva dato evidenza della completa rimozione del materiale inerte proveniente dalla frantumazione di laterizio posato arbitrariamente”. Di qui l’ulteriore ordine di servizio della D.L: in data 16 dicembre che impone al RCB di “formulare una proposta alternativa alla non conformità riscontrata per il corretto prosieguo dei lavori del movimento terra e non consentire ulteriori ritardo nello sviluppo dei lavori”.Il 19 dicembre RCB risponde però che “si rifiuta di formulare una ulteriore proposta alternativa successiva a quella già presentata in data 7 dicembre 2022 in quanto la non conformità è determinata dalle non idonee condizioni in cui le prove sono state eseguite, cioè l’umidità del materiale testato è troppo elevata”.

In sostanza, provando con fatica a ridurre tutto in pillola , RCB, al di là delle numerose altre divergenze col Comune, ha riconosciuto di aver usato materiale laterizio non regolare e si è impegnata a rimuoverlo, giustificando però di aver scartato il materiale scelto dalla Direzione Lavori perché trattiene l’umidità della stagione invernale nelle pezzature più fini, non raggiungendo mai in tal modo il grado di umidità necessario per la sua messa in opera con l’adeguata compattazione. Ne è uscito un piccolo giallo, che si è chiuso il 20 dicembre senza che il Comune abbia convenuto sulla proposta alternativa presentata da RCB il 7 dicembre e questa abbia accettato l’ordine di formularne un’altra. Dato lo stallo, il 15 dicembre RCB ha annunciato, per i giorni successivi, l’uscita dal cantiere dei mezzi relativi al movimento terra.

La realtà, ripresa dall’alto questo 15 gennaio da Enzo Dalmonte, consigliere territoriale di Cambiamo il Comune nell’Area di Sant’Alberto (donde le immagini qui riprodotte), è che i lavori, tuttora ufficialmente non sospesi, restano di fatto in stand by, senza previsione di uno sblocco. A meno che, arrivando la primavera/estate, il sole elimini il grado eccessivo di umidità che sembra impedire l’uso di un materiale inerte normalmente idoneo. Più passa il tempo, più si allontana però la prospettiva che i lavori siano finiti entro il 23 marzo programmato da RCB, come del resto Lista per Ravenna aveva, con dispiacere, profetizzato. La risposta datami dal dirigente del servizio Strade si conclude così: “Il Comune di Ravenna, per tramite la Direzione dei Lavori, non ha richiesto in nessuna data alcun fermo del cantiere, per cui, allo stato attuale, l’Impresa è in ritardo rispetto all’ultimazione contrattuale fissata al 26 dicembre, quindi soggetta a relative penali”.

Giorni di ritardo e conseguente entità delle penali saranno ovviamente conteggiati alla fine del dramma, quando il ponte sarà di nuovo percorribile. Ma appare sempre più verosimile che la storia delle colpe, delle responsabilità e di chi le paga o non paga, si prolungherà non di poco nelle aule di tribunale.