Lo Stato italiano ha stabilito che nei Comuni, a decorrere dal 2024, gli stipendi mensili (chiamati “indennità”) dei sindaci, dei vicesindaci e degli assessori, ai quali sono equiparati anche i presidenti dei consigli comunali, beneficeranno di aumenti enormi calcolati in percentuale sugli stipendi dei presidenti di Regione (13.800 euro mensili) proporzionalmente alla popolazione dei singoli Comuni. Nel Comune di Ravenna – siccome ha più di 100 mila abitanti – il sindaco sale dai 5.362,06 mensili finora percepiti a 11.040, il vicesindaco da 4.021,55 a 8.280, gli otto assessori e il presidente del consiglio comunale da 3.217,24 a 6.624. Tutti, dunque, più che raddoppiano lo stipendio. Si dovranno accontentare di aumenti del 45% quest’anno e del 68% nel 2023, per cui, ad esempio, già dal mese di gennaio 2022 il sindaco ha ricevuto 7.917,13 euro e ne riceverà 9.233,06 nel 2023. Tutti undici ci sono costati, in questo prime mese, 65.581 euro. Dal 2024 in poi l’aumento sarà invece pieno e fisso per tutti. Ci costeranno 92.184 euro al mese, 1.106.208 euro l’anno.

Si è arrivati a tanto sulla base di una proposta unitaria dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), che la Conferenza Stato-Regioni ha istruito e il Parlamento approvato con l’art. 1, comma 583, della legge di bilancio 2022. Se questa legge è stata ovviamente approvata solo dai partiti dell’attuale governo Draghi, nei primi due organi, a quanto si è saputo, nessun partito si è tirato indietro. Sono stato ai vertici dell’ANCI (gratuitamente, meglio dirlo) per vent’anni fino a tutto il 2019, data da cui mi sono ritirato da ogni incarico che non sia di consigliere comunale civico della mia città, senza tessera di partito. In ANCI non avrei mai approvato una proposta del genere, tanto più in un momento storico di grande sofferenza economica e sociale delle famiglie italiane conseguente alla pandemia. Nessuno dei miei colleghi se ne sarebbe stupito, perché, predicando sempre nel mio piccolo sobrietà e morigeratezza, ho anche contrastato la deriva di questa associazione verso una lobby dei sindaci. Avrei solamente accettato aumenti limitati all’incremento del costo della vita, come dovrebbe essere per gli stipendi, le pensioni e i sussidi riconosciuti a tutti gli italiani.

Anche gli altri 31 consiglieri comunali sono amministratori del Comune, alla pari del sindaco, degli assessori e del presidente del Consiglio comunale, solamente con funzioni diverse. Detto ciò – rispondendo ai giornalisti che me l’hanno chiesto – per loro non succede nulla. Teoricamente, secondo legge preesistente, i consiglieri comunali non presidenti del Consiglio potrebbero ricevere fino ad un quarto dello stipendio del sindaco, cioè 2.760 euro a regime del nuovo sistema. Ma siccome sono retribuiti a cottimo, cioè con un gettone di presenza alle sedute del Consiglio e delle commissioni consiliari a cui partecipano, è impossibile, a Ravenna, che possano neppure avvicinarsi a questa cifra. In media, il loro compenso mensile è stato di 348 euro nel 2019, 272 nel 2020, 331 nel 2021. Siccome il gettone è rimasto lo stesso e il numero delle sedute “gettonate” non varia di molto, il risultato non cambierà, se non di pochi euro in più o in meno, ed è giusto così.