“Il silenzio rimbombante della Giunta comunale sul nuovo Ponte Grattacoppa, risalente al 12 giugno scorso (con una nebulosa dichiarazione dell’assessora ai Lavori pubblici), è stato rotto dal sindaco infilando nelle dichiarazioni urbi et orbi di ferragosto, passato forse inosservato, uno “stiamo facendo di tutto per concluderlo entro fine anno”. Per la prima volta dal 12 febbraio 2020, quando la ricostruzione del ponte sul Lamone fu affidata alla RCB di Bologna perché lo finisse entro il 21 marzo 2021, mi sento di affermare, pur non scommettendoci, che questa previsione può avere un fondo di attendibilità. La telenovela è infatti arrivata allo snodo cruciale dell’“o la va o la spacca”.

BRACCIO DI FERRO TRA COMUNE ED IMPRESA – Il ragionamento è presto detto. Intanto non è vero che questo è il cantiere che più ha vissuto problematiche legate alla crisi”, come si è giustificato il sindaco. Tutti i ritardi nella consegna del ponte successivi al 26 febbraio 2022 sono infatti da attribuire, per la massima parte, ad un’aspra contesa sulle loro cause, di cui il Comune ed RCB si rimpallano gli errori e le responsabilità, forse tuttavia da suddividere. La prima sospensione del cantiere, che il Comune dispose dal 5 marzo 2020 fino al 1° marzo 2021 a scopo di riposizionamento delle condotte in carico ad Hera, passò liscia. La seconda, tra il 2 maggio e il 27 maggio 2022 (terza data “finale” dei lavori), portò in luce l’esistenza di un contenzioso, sollevato dalla ditta fin dal 10 settembre 2021, circa l’urgenza di introdurre una variante al progetto per rinforzare, con le cosiddette “terre armate”, le rampe laterali del ponte, altrimenti a rischio di tenuta. Fino a tutto aprile 2022, RCB aveva già presentato sei riserve (secretate al sottoscritto pur avendone diritto come consigliere comunale), ma sul secondo ordinativo di sospensione (vedi in allegato), aggiunse in calce la seguente riserva n. 7, rivelatrice: “[…] non è possibile procedere con i lavori  previsti nel cronoprogramma contrattuale causa la perizia di variante non ancora completata, concordata e sottoscritta dal Committente e dall’impresa, che interessa la quasi totalità dei lavori ancora da eseguire, e più volte sollecitata dall’impresa. L’impresa si riserva di presentare alla ripresa dei lavori i maggiori oneri che subirà nel periodo della sospensione dei lavori, per esserne ristorata, non rientrando la stessa nei casi previsti dall’art. 107 del Dlgs 50/2016 smi”.

CANTIERE CHIUSO DAL 2 MAGGIO –“Lo scorso 31 maggio gli uffici tecnici hanno ordinato alla ditta di procedere con le terre armate e ultimare le lavorazioni sul ponte […]”, è stato detto dall’assessora, ma il cantiere non è ancora stato riaperto, mentre il 17 giugno la fine dei lavori, in precedenza rinviata al 25 dello stesso mese (la quarta), è stata ulteriormente dilatata alla data del 30 settembre (la quinta), ovviamente illusoria. Il 17 giugno è però anche la data in cui la Giunta comunale ha finalmente approvato la sospirata variante, certo con grave ritardo. Con ciò è venuta meno la “giustificazione” grazie a cui RCB non ha ripreso i lavori, essendo suo obbligo portarli a termine a prescindere da ogni contenzioso in corso, da trattare poi a parte.

PREVEDIBILE FINE LAVORI – È dunque verosimile che, cessate le ferie agostane, la ditta presenti al Comune, come richiesto dal Comune, il nuovo cronoprogramma dei lavori con la data della loro fine, riaprendo di conseguenza il cantiere dopo la sola presa d’atto dell’Amministrazione. Essendo conveniente per entrambe le parti che così avvenga, ci si può sperare. I lavori non dovrebbero impegnare, allo stato attuale, più di 3/5 mesi, nel frattempo predisponendo quanto necessario perché il successivo doveroso collaudo statico avvenga rapidamente. Ecco perché, essendo ottimisti, si potrebbe tornare a circolare sul ponte entro dicembre. Essendolo un po’ meno, l’evento potrebbe essere celebrato il 12 febbraio 2023, festa del terzo compleanno dall’inizio dell’opera. Se le cose non prendessero questa piega, il Comune non potrebbe ulteriormente rinviare l’atto estremo: risoluzione in danno dell’appalto e suo affidamento a nuova ditta. Dopodiché, passando ogni seguito per le aule giudiziarie, il ponte Grattacoppa potrebbe subire lo stesso pellegrinaggio infelice del nuovo Polo degli uffici comunali in viale Berlinguer. Onestamente non lo credo.

NON PAGHI PANTALONE – In ogni caso, resteranno aperte le responsabilità dei ritardi, dovendosi accertare a latere chi deve pagarli. Nostro compito di opposizione è che tutto non finisca a tarallucci e vino, tanto paga sempre Pantalone.”