“A causa dell’emergenza epidemiologica da Covid 19, il Governo nazionale e la Regione Emilia-Romagna hanno disposto la chiusura dei nidi per l’infanzia e di tutte le scuole a decorrere dal 24 febbraio scorso. Si è posto il problema dei servizi educativi e scolastici per la prima età (0/6 anni), le cui rette per i bimbi che li frequentano sono a carico delle rispettive famiglie. Da un lato, non è giusto che le famiglie paghino le rette anche per i periodi in cui non ricevono il servizio. Dall’altro, i gestori, pubblici o privati che siano, devono pagare il personale, onorare contratti di fornitura e sostenere spese fisse e incomprimibili anche nei periodi in cui i propri servizi vengono forzatamente interrotti” afferma Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.

Il 10 di marzo la giunta comunale di Ravenna ha deliberato di sospendere già dal mese di febbraio le fatture per la frequenza dei 10 nidi e delle 19 scuole materne comunali di propria diretta gestione, a cui sono iscritti rispettivamente 423 e 1.134 bimbi. Lo stesso ha disposto per le 13 scuole materne dello Stato attive nel nostro comune, che ne hanno 841. Si è preoccupata allo stesso modo anche degli altri 8 nidi comunali, frequentati da 353 bimbi, appaltati però a cooperative private, alle quali rimborserà i mancati incassi in proporzione alla chiusura del servizio considerando (è scritto) “la pesante ricaduta che la sospensione delle rette di frequenza ha nei confronti dei gestori privati in questo momento delicato”. Per quanto riguarda nidi e scuole materne gestiti direttamente dal Comune e dallo Stato, la giunta comunale definirà, con un successivo provvedimento, gli sconti da applicare alle famiglie sulle fatture di febbraio in proporzione alle giornate di chiusura del servizio e azzererà verosimilmente le fatture dei mesi successivi. In sostanza, possono respirare le famiglie di 2.398 bimbi, frequentanti 45 plessi educativi-scolastici, e i bilanci delle cooperative suddette. Perfetto” continua Ancisi.

Nel comune di Ravenna ci sono però altri 36 servizi per l’infanzia, 21 nidi e 15 scuole materne, gestiti da privati non cooperativi e frequentati da 1.041 bimbi, che propongono lo stesso problema, tanto più grave ora che il blocco dei servizi si è prolungato a tempo indeterminato. Particolarmente degna di considerazione pubblica è la condizione della FISM, che, in convenzione col Comune, gestisce, tramite associazioni senza scopo di lucro fondate molto sul volontariato, 10 nidi con 113 bimbi e 15 scuole materne paritarie con 683, in totale 25 plessi: di questi, 20 sono situati nelle frazioni di campagna, dove in massima parte non ne esistono altri, coprendo, specie per le scuole materne, un vuoto anche sociale altrimenti insostenibile. I gestori privati di questi servizi pubblici per l’infanzia, se, reggendosi sulle proprie forze, non sono aiutati in questa emergenza allo stesso modo, per esempio, delle cooperative private che gestiscono parte dei nidi comunali, rischiano, oltre a subire una sperequazione, la crisi dei propri bilanci, mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle loro attività” dichiara Alvaro Ancisi.

Riguardo ai servizi pubblici per l’infanzia, il sindaco ha dichiarato pubblicamente, il 12 marzo scorso: “Per i servizi non gestiti o organizzati dal Comune è stato attivato un tavolo di lavoro, anche su richiesta dell’Amministrazione, dalla Regione Emilia-Romagna al fine di reperire misure di sostegno alle famiglie e alle imprese coinvolte”. A distanza di tre settimane, ho sottoposto dunque alla sua attenzione, tramite la presidenza del consiglio comunale, il grave problema pubblico/sociale che ho sopra esposto e argomentato, chiedendogli di riferire come questo “tavolo” intenda risolverlo, con tutta l’urgenza del troppo tempo passato. Dovrebbe rispondermi nella teleconferenza dei capigruppo politici del Comune di Ravenna programmata per domani, venerdì 3 aprile” conclude Ancisi.