“Causa le disposizioni governative volte a fronteggiare la diffusione del coronavirus, il 12 marzo Poste Italiane ha ridotto, a tempo indeterminato, da 23 a 9 gli uffici aperti al pubblico nel Comune di Ravenna. Dal 19 marzo, ha poi accorciato il loro funzionamento al solo mattino e a giorni alterni. Lista per Ravenna ha già contestato all’azienda le modalità di selezione degli uffici da tagliare o mantenere, nonché la carente informazione sui provvedimenti adottati data ai cittadini” afferma Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.

“Un effetto collaterale negativo, quanto singolare, ci è stato segnalato ieri da una signora che, lavorando nell’ospedale civile di Ravenna a turni anche notturni, risiede in una frazione a sud di Ravenna distante 15 chilometri. Ne riporto a parte, per il sindaco, il nominativo. Va premesso che nell’intera zona a sud della città, dal mare ai confini coi comuni di Forlì e Russi, è  sopravvissuta unicamente la sede di Castiglione. Chiuse quelle storiche di San Pietro in Vincoli, Santo Stefano, Campiano e Coccolia” prosegue Ancisi.

“Ai primi allarmi sulla diffusione del Covid 19 in Italia, la signora acquista online una confezione di gel disinfettante e una scatola di mascherine chirurgiche. Il gel le viene consegnato regolarmente, ma non le mascherine, per cui la ditta venditrice ne effettua una seconda spedizione. Il 10 marzo, tornando a casa, la signora trova nella buchetta delle lettere, lasciato dal postino, il cedolino per ritirare il pacco presso l’ufficio postale di Campiano a decorrere dal 12 marzo. Quel giorno, smontando dal servizio notturno, alle 8.30 è dinnanzi all’ufficio postale di Campiano, dove trova però esposto un cartello con la scritta: “Dal 12/03/2020 questo Ufficio Postale sarà chiuso”. Il giorno stesso e in quelli successivi telefona diverse volte alle Poste di via Meucci a Ravenna chiedendo una soluzione. Vista l’importanza del contenuto del pacchetto nel momento particolare, si dichiara disposta a ritirarlo ovunque, ricevendo però quest’ultima risposta: “L’ufficio rimane chiuso col suo contenuto. Siamo dispiaciuti” spiega il capogruppo di Lista per Ravenna.

“Il caso non è però unico, bensì generale, perché il cartello affisso il 12 marzo, lo stesso su tutti i 14 uffici postali chiusi da quel giorno, porta anche scritto: “Sarà possibile ritirare la corrispondenza in giacenza presso l’Ufficio Postale alla sua riapertura”, che ancora oggi, a 12 giorni di distanza, nessuno sa quando potrà avvenire. Disservizio e sopruso sono evidenti: 

  1. quando Poste Italiane ha stabilito di chiudere, nel comune di Ravenna, 14 uffici, non si è preoccupata delle consegne dei plichi e dei pacchi che aveva dislocato presso ciascuno, dandone avviso ai destinatari;  

ancor più gravemente, perché arbitrario, non si è preoccupata di raccogliere e di dislocare tutte le mancate consegne ivi depositate in uffici rimasti aperti al pubblico, dandone informazione ai destinatari stessi” continua Ancisi.

“Chiedo dunque al sindaco se ritiene opportuno, come primo cittadino di Ravenna, di richiamare Poste Italiane a risolvere immediatamente, in via generale, il problema su esposto raccogliendo o distribuendo presso la sede centrale o altre aperte al pubblico le corrispondenze depositate a lungo tempo indeterminato nei 14 suoi uffici chiusi dal 12 marzo” conclude Alvaro Ancisi.