Prima i dati fallimentari della mostra clou del centenario di Dante, intitolata alle arti nel tempo del suo esilio. In 65 giorni di apertura appena 2.867 spettatori paganti, di cui solo 521 a prezzo intero, per l’incasso irrisorio di 22,000 euro.

Ora abbiamo i dati sorprendentemente negativi della grande e pregevole mostra “Paolo Roversi – Studio Luce”, la più completa mostra monografica dedicata, nella sua città natale, ad un fotografo di moda tra i più affermati a livello internazionale, creatore di atmosfere dalla forte carica emotiva. Nei 79 giorni di apertura, gli spettatori sono stati 5.526, cioè in media 70 al giorno, di cui solo 1.461 a prezzo intero, 19 al giorno. Dimodoché, l’incasso totale è stato appena di 39.800 euro, a fronte di 120.000 euro spesi solamente per i curatori esterni (di cui 100.000 per Roversi stesso), i quali, sommati agli elevati costi del personale, di gestione e di organizzazione, dimostrano la defaillance finanziaria dell’iniziativa. Dispiace molto perché questa mostra, apprezzata da critica, osservatori e spettatori, avrebbe meritato un successo pieno.

Anno dunque nuovamente tragico per il Museo d’Arte di Ravenna, che conclude il “nuovo” MAR dell’amministrazione De Pascale nel segno di una deriva che trascina in basso tutto quanto passa sotto il suo nome. Dimenticati gli anni in cui alcune mostre superarono i 50.000 visitatori con incassi di centinaia di migliaia di euro. Né si può tirare in ballo la pandemia, se è vero che altri musei hanno raccolto molto di più, a cominciare dalla mostra dantesca di Forlì.

Tiriamo dunque una riga sulla gestione del MAR 2021-2026. La risalita potrà aversi solo prendendone atto e ricominciando da capo. Le elezioni servono anche per questo.