La ricostruzione del ponte sul Lamone tra Torri di Mezzano e Grattacoppa fu affidata alla RCB di Bologna il 12 febbraio 2020, con l’obbligo di terminarla il 2 marzo 2021. Fu però sospesa il 5 marzo seguente, causa lavori del Comune sulle condotte acqua, gas e fognatura e lo spostamento dell’infrastruttura telefonica. RCB poté tornare in opera solo il 1° marzo 2021, nuova fine lavori il 26 febbraio 2022. Tre giorni prima della scadenza, il Comune autorizzò un altro rinvio al 27 maggio, causa l’imprevista necessità di costruire sulle strade laterali al ponte delle “terre armate”, cioè strutture in terra rinforzata. Il 7 di marzo si festeggiò alla grande la posa delle tre campate del ponte. Quando Ancisi presentò però, il 5 aprile, un’interrogazione al sindaco sull’“Illusoria riapertura del ponte Grattacoppa. Il mistero delle terre armate”, l’assessora Federica Del Conte rispose, una settimana dopo, in Consiglio comunale, confermando invece “la conclusione dell’opera per la fine primavera e l’inizio dell’estate”. Fin dai primi di maggio giunsero però notizie che i lavori erano fermi, tanto da intuire che la scadenza del 27 maggio non sarebbe stata rispettata. Di qui, il 24 maggio, nuove richieste di spiegazioni da Ancisi e una formale istanza di accesso alle informazioni dal collega Nicola Grandi, tramite la cui risposta si apprese che l’Amministrazione, senza averne dato informazione pubblica, aveva ordinato alla RCB di sospendere il cantiere dal 2 maggio per compiere accertamenti sui lavori delle “terre armate”.

Ieri, 10 giugno, l’assessora Del Conte ha però fatto sapere, ancora senza informazione pubblica, che il termine dei lavori era stato prorogato al 25 giugno, dicendosi però certa che non sarà purtroppo nuovamente rispettato, impossibilitata a prevedere per quanto altro tempo ancora, nonostante il 31 maggio gli uffici tecnici abbiano ordinato ad RCB di riprendere e terminare i lavori entro il nuovo tempo concesso. Stavolta però RCB non li ha ripresi. Se si è “ribellata”, non sarà senza ragioni e senza richiesta di danni economici. Bisognerà aspettare il 25 giugno perché, esplodendo il contenzioso tra il Comune ed RCB, intenzionata a non fare da capro espiatorio, si sollevi il mistero delle terre armate e chissà che altro. Ma soprattutto il Comune dovrà riformulare un cronoprogramma dei lavori con tempi veri e credibili, affinché le tre arcate del ponte non restino campate per aria all’infinito.

LA VARIANTE OSCURA

È la Giunta comunale che approva i progetti esecutivi dei lavori pubblici e conseguentemente le varianti in corso d’opera. Nel contratto originario d’appalto le terre armate non c’erano. Noi non siamo riusciti a trovare questa variante e il relativo progetto. Abbiamo tuttavia le seguenti certezze.

  1. Il 10 settembre 2021, RCB chiedendo la proroga al termine dei lavori, concessa però solo il 23 febbraio, scrisse: “[…] per queste lavorazioni è emersa (da parte del Comune nda) la necessità di modificare quanto previsto nel progetto a base di gara, […] quindi di una variante in corso d’opera; i tempi di consegna […] della suddetta variante si stanno prorogando a tal punto che […] questo tempo creerà una obbligatoria rielaborazione del programma dei lavori, vista anche la stagionalità nella quale dette lavorazioni, per loro stessa natura, erano previste dall’Impresa”. Solamente il 17 marzo 2022 il Comune ha però affidato ad una società di Forlì l’incarico di progettare le terre armate, “lato Torri in pietrame, lato Grattacoppa in terra rinverdita”, segno che la variante era ancora di là da venire.
  2. Il 2 maggio, quando il Comune ha sospeso il cantiere, RCB ha firmato a fondo pagina questa riserva: “[…] non è possibile procedere con i lavori previsti nel cronoprogramma contrattuale causa la perizia di variante non ancora completata […] che interessa la quasi totalità dei lavori ancora da eseguire, e più volte sollecitata dalla stessa. L’Impresa si riserva di presentare alla ripresa dei lavori i maggiori oneri che subirà nel periodo di sospensione dei lavori, per essere ristornata”.
  3. Il 1° giugno Ancisi ha chiesto formalmente all’Amministrazione, con obbligo di riscontro entro cinque giorni lavorativi, copia del “Progetto di variante” delle terre rinforzate, oltre ad altri documenti strettamente connessi. Nessuna risposta finora.

I 2.572 abitanti di Torri, Grattacoppa, Conventello e Savarna, per non dire delle migliaia che vorrebbero tornare a comunicare tra Mezzano e Sant’Alberto per le vie sacrosante, hanno tutto il diritto di sentirsi offesi ed ingannati dal comportamento tenuto dall’amministrazione comunale nei loro confronti. Noi comunque non accetteremo, come consiglieri comunali rappresentanti dei cittadini, che non si facciano verità e pulizia, con onestà. Il ponte deve essere finito al più presto, paghi chi deve pagare i maggiori costi. Altrimenti assumeremo le iniziative conseguenti.