Via Bosca è la lunga strada di campagna che collega via Marabina con la statale Adriatica tra Classe e Fosso Ghiaia. Il 16 agosto scorso, otto cittadini residenti nel tratto non asfaltato che porta all’ex cava Bosca, a circa tre chilometri da Lido di Dante, hanno comunicato angosciati a Lista per Ravenna che nei giorni immediatamente prima di ferragosto, a 50 metri dalle loro abitazioni, erano iniziati i lavori “per impiantare una nuova cava”, che ritengono avrebbe un impatto devastante sulla loro vita, ma anche sui terreni agricoli della zona. Hanno chiesto aiuto.

Effettuata, di questi giorni, una non facile ricerca di informazioni, devo purtroppo riferire che risale al 2 dicembre 2014 la deliberazione della Giunta comunale (https://cloud.comune.ra.it/owncloud/s/qjNzq7nJup3EbTT), all’insaputa del Consiglio comunale, con cui è stata approvata la Valutazione di Impatto Ambientale che ha dato il via libera al progetto di ampliamento della vecchia cava. Occuperà 17,40 ettari di terreni agricoli, allo scopo di estrarne 355.059 metri cubi di sabbia fine, evidentemente utili per le grandiose nuove lottizzazioni edilizie che il secondo Piano Operativo Comunale avrebbe posto e porrà in attuazione.

Il cosiddetto Polo estrattivo la Bosca, di cui fa parte l’ampliamento della cava, è sottoposto a tutela paesaggistica, confina a circa 200 metri con la Pineta di Classe Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale, fa parte della Rete Europea Natura 2000. Perfino lo studio di pre-Valutazione di Incidenza (allegato), datato 2 febbraio 2014, commissionato dalla società Bosca srl stessa ad uno studio tecnico, aveva concluso dichiarando “che gli interventi proposti hanno un’incidenza negativa significativa media sui siti della Rete Natura 2000 interessati”. Si aggiungono ovviamente le emissioni di disturbi acustici e atmosferici e il traffico veicolare dei mezzi pesanti sulla viabilità non asfaltata interna ed esterna al Polo, nonché l’eliminazione di flora e vegetazione su tutto l’immenso terreno agricolo occupato e l’allontanamento della fauna a causa del grave ed insistente inquinamento sonoro. Nonostante ciò, la Giunta comunale ha ricevuto il nulla osta del Parco del Delta del Po, a cui l’area è contigua, e i pareri favorevoli della Commissione comunale per la Qualità […] Paesaggistica e della Soprintendenza per i Beni […] Paesaggistici di Ravenna.

Vero è che, terminato lo sfruttamento della cava, dovranno avvenire “il ripristino e la rinaturalizzazione” di tutta l’area occupata. Ma il progetto di ampliamento prevede dieci anni di lavori, dunque una troppo lunga sofferenza dell’ambiente, ma il ripristino sarà fatto (scritto dalla Giunta comunale) “mediante il riempimento dei vuoti di cava fino al raggiungimento della quota necessaria per la realizzazione della zona umida a fini naturalistici cosi come previsto dal Piano di Stazione del Parco del Delta del Po, utilizzando per il riempimento anche i materiali di escavo del porto”: cioè i fanghi estratti dai fondali dei canali portuali, seccati e ripuliti poi della qualifica di rifiuti quanto si vuole, ma che nessuno amerebbe vedere movimentati ogni giorno sotto casa fino alla quantità totale di quasi due milioni di metri cubi.

Preso atto comunque che tutta l’operazione, a nostro giudizio ambientalmente atroce, è stata sapientemente confezionata con una copertura di regolarità, non resta al consigliere comunale di opposizione, impotente a chiederne il recesso, che vigilare almeno su come viene condotta, rivolgendosi perciò alla Polizia locale perché verifichi innanzitutto che siano state finora e siano rispettate in seguito le prescrizioni imposte al soggetto attuatore del progetto, per le quali rinvio all’allegato A della citata deliberazione della Giunta comunale.

Riferiscono ad esempio i residenti che “viene usato un macchinario per tritare le macerie a cielo aperto, coprendo letteralmente di polvere le nostre abitazioni e costringendoci a tenere chiuse le finestre in questi mesi estivi…quando poi di pomeriggio il vento soffia a nostro sfavore lasciamo immaginare cosa respiriamo….una di noi ha sviluppato proprio in questo ultimo periodo una congiuntivite allergica”. La prescrizione n. 1 afferma invece che “dovranno essere attuati tutti gli accorgimenti tecnici e gestionali tesi a contenere la polverosità diffusa prodotta dall’attività di cava e dalla movimentazione dei materiali, sino alla sospensione delle attività stessa”. La prescrizione n. 10, che attiene alla viabilità pubblica, suggerisce implicitamente di verificare presso il servizio Strade perché, preventivamente all’avvio lavori, di cui peraltro a tuttoggi non è esposto alcun cartello di cantiere, non sia stato asfaltato il tratto sterrato di via Bosca destinato al passaggio del nuovo traffico pesante. È possibile inoltre effettuare scavi profondi del terreno a 50 metri di distanza dalle abitazioni?