A Ravenna, dove il Sommo Poeta è deceduto e ne sono custodite le spoglie, la celebrazione del settimo centenario della sua morte procede in ordine sparso. A meno di tre anni dall’evento, occasione grandiosa per portare la nostra città all’attenzione del mondo (e che nel secolo scorso i nostri antenati seppero valorizzare luminosamente), le proposte che filtrano dal Palazzo sanno per lo più di effimero e provinciale. L’agorà della città, qual è il consiglio comunale, ne è totalmente all’oscuro.

INIZIATIVE A PIOGGIA
Nella conferenza stampa del 26 luglio scorso – in realtà una secca comunicazione, senza che i giornalisti potessero parlare – il sindaco ha annunciato alcune iniziative, delle quali meritano pieno apprezzamento gli spettacoli di alto livello che Ravenna Festival e Ravenna Teatro sapranno produrre e il Congresso internazionale dantesco promosso dall’Università di Bologna. Il resto difficilmente supererà il livello, pur buono, delle attività valide per qualsiasi altra occasione. Il modo di procedere è quello autoritario del partito storicamente egemone a Ravenna.

Se il sindaco avesse almeno distribuita la minuta della deliberazione su Ravenna per Dante e avvio del percorso verso il centenario dantesco, datata 25 luglio 2018 (Delibera su RAVENNA PER DANTE E AVVIO DEL PERCORSO VERSO IL VII CENTENARIO DANTESCO), la stampa avrebbe potuto sapere come la giunta de Pascale spenderà, entro l anno in corso, i 150 mila euro con cui il suo Programma di iniziative promosse in occasione del VII centenario della morte di Dante (Programma allegato a delibera su RAVENNA PER DANTE E AVVIO DEL PERCORSO VERSO IL VII CENTENARIO DANTESCO )è stato totalmente finanziato dalla Regione: e cioè che la somma sarà distribuita a pioggia a 249 soggetti privati e a 74 libero professionisti, mentre 92 spese andranno in pubblicità, 113 in relazioni pubbliche e convegni e 137 in cose da decidere. Nessuna specificazione di nomi e attività. L’idea è quella del consueto bazar politico/culturale/commerciale che imperversa a Ravenna, il cui maggior fallimento ci è costata la nomina a capitale europea della cultura 2019. Il programma general-generico allegato al provvedimento contiene quasi per intero iniziative benemerite collegabili a Dante, ma in atto da tempo se non da decenni, o ricorrenti, o mutuate da altre esperienze, l’insieme delle quali non rende l’epicità del centenario dantesco. Manca soprattutto (altra cosa da un programma di iniziative) un progetto vero e proprio che ridisegni urbanisticamente e culturalmente larea e i percorsi danteschi entro il contesto urbano, restando duraturo patrimonio attrattivo della città.

GLI ESILIATI DA DANTE
Il 26 luglio è stata anche annunciata, dopo la presentazione del programma, la nomina del Comitato dantesco, in letargo da due anni, ma subito delegittimato, giacché il quadro delle iniziative, se non il progetto organico che dicevo, avrebbe dovuto essere discusso e definito al suo interno, non comunicato a posteriori. Chiaro il messaggio che le decisioni si prendono altrove e zitti tutti (o quasi). Il numero di 18 membri tutti meritevoli, per quanto difficilmente operativo, non ha evitato che ne fossero clamorosamente esclusi Walter Della Monica, ideatore e storico organizzatore della “Divina Commedia nel mondoFranco Gabici, presidente del Comitato ravennate della Società Dante Alighieri, nonché encomiabile rivitalizzatore del Bollettino Dantesco di Mons. Mesini, e Ivan Simonini, promotore di importanti iniziative dantesche quale il Parco letterario terre di Dante, che ha unito diverse importanti associazioni culturali ravennati nel nome del Poeta, e la pubblicazione di un corposo saggio sui mosaici ravennati che ispirarono la Divina Commedia. Addirittura disperse le ceneri della gloriosa Opera di Dante, la storica istituzione pubblica ravennate che tanto ha seriamente lavorato per decenni in nome del Poeta, cremata dai nuovi barbari.

LE OPERE INTORNO A DANTE
Non si è capito dove voglia portare l’annunciata espansione della Zona dantesca, che secondo noi dovrebbe avere al centro, anziché disperdere, la Zona del Silenzio, qualificarne in stile monumentale i suoi malandati accessi e rafforzare la protezione fisica del Mausoleo da incursioni e inciviltà. Allontanare l’emeroteca dallo storico Palazzo Farini, attiguo al Mausoleo, per installarvi un bazar di oggettistica dantesca, magari coop, è da non credere. Tale Dante Design Gallery, così raffinatamente declamato, si potrebbe più opportunamente collocare nel Palazzo della Provincia, quale stabile da dedicare alla contemporaneità di Dante. Due anni fa fu consigliato pubblicamente ai candidati sindaco di inserirlo nella Zona Dantesca per farne la Casa di Dante (o della Poesia), ove potrebbero aver sede anche le associazioni poetiche ravennati e l’ufficio di coordinamento delle 500 Società Dante Alighieri sparse nel mondo. Una sua parte potrebbe servire anche per un progetto di ridefinizione e informatizzazione del vicino Museo dei Frati Francescani. Non mancano certo gli edifici in cui collocare ciò che resta della Provincia, tutta ormai in mano al sindaco.

Quanto di meglio si potrebbe fare, se solo se ne potesse discutere apertamente, fuori del ferreo cerchio rosso che strangola la nostra città.