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“Tre giorni fa, si è saputo di un fatto grave di ordine pubblico avvenuto sabato 27 luglio in un appartamento di città utilizzato per l’accoglienza di immigrati, gestito da una cooperativa sociale” esordisce Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.

“A seguito del clima di paura che da giorni un giovane nigeriano aveva ingenerato nei coinquilini, minacciandoli continuamente di morte, la cooperativa aveva informato della situazione la polizia municipale, ottenendone la richiesta di un trattamento sanitario obbligatorio per disturbo psicotico delirante, pericolo per sé e per i suoi inquilini, paranoia religiosa e paura di morte imminente” continua Ancisi.

“Arrivati sul posto sia operatori sanitari che agenti, il nigeriano, esprimendo parole e atteggiamenti sconnessi, si è avventato poi contro un agente, riuscendo a strappargli, con una dura colluttazione, l’arma dalla fondina. Solo a fatica è stato bloccato e poi arrestato. Evidenti i disturbi mentali e la sua pericolosità, gli è stata applicata la misura cautelare in carcere. Il suo avvocato ha chiesto una perizia psichiatrica. Trattandosi di un caso limite prodotto da cause di salute psichiatrica, perciò non generalizzabile, ci si può solo chiedere, senza colpevolizzare nessuno, se gli elementi di preoccupazione si siano manifestati solo alla vigilia della loro esplosione, oppure se si sarebbe potuto attivare per tempo il servizio d’igiene psichiatrica, con le proprie strutture territoriali addette alla prevenzione delle patologie mentali” s’interroga il capogruppo di Lista per Ravenna.

“Sono invece diffusi gli “inserimenti sociali” in edifici residenziali di persone disturbate da dipendenze varie (da droga, alcol, gioco d’azzardo, ecc.) o per altri disagi personali o familiari, inserimenti che, mirando a finalità di recupero e di riabilitazione, si rivelano però di impossibile compatibilità con una civile convivenza, a causa di comportamenti che inquinano la vita condominiale con molestie, danneggiamenti, vandalismi, offese, minacce, finanche aggressioni, rendendo infernale il clima ambientale, specie per le persone anziane o malate. È oggettivo che spesso si tratta di immigrati, di prima o seconda generazione, le cui turbe hanno magari origine in un passato di sofferenze ed emarginazione, ma che, fallito l’esperimento, non dovrebbero essere mantenuti all’infinito nella situazione, dovendo tornare in carico diretto ai servizi di competenza, facenti capo congiuntamente al Servizio sociale del Comune e ad altri della Sanità. Riferisco ora degli ultimi due recentissimi casi, ma sono numerosi quelli di cui non do pubblicità, preferendo rapportarmi e dialogare coi servizi” afferma Ancisi.

“Il 25 luglio ho presentato al sindaco un’interrogazione su un Caso urgente di sicurezza e salute pubblica in un palazzo di casa popolare a Sant’Alberto” sottolinea Alvaro Ancisi. “In aprile, sette condòmini scrissero al Comune un esposto, documentato con video, denunciando, ad opera di una condòmina, il grave turbamento“della quiete dei vicinato in qualsiasi ora del giorno e della notte con urla disumane” e getto di “oggetti di qualsiasi tipo (coltelli, lampadine, orologi da muro, lattine di birra, cibo tipo uova e altro…) dalla finestra e dal balcone, accompagnato da comportamenti terrorizzanti, aggressivi e minacciosi. Nessun provvedimento è stato preso finché il 22 luglio mi è stato riferito che la persona è andata in escandescenze aggredendo una condòmina e minacciandola di morte.…Sono intervenuti carabinieri, ambulanza, auto del medico e infine polizia municipale.…’Viviamo in uno stato di ansia e paura:…la persona è pericolosa,…minaccia che ammazza tutti nel palazzo, dove abitano persone con problemi di salute, e siamo tutte famiglie per bene,…vi prego intervenite perché se la rilasciano dall’ospedale abbiamo paura che possa farlo” riporta ancora Ancisi .

“Sabato 27 luglio ho chiesto una relazione ai Servizi sociali su un altro caso, segnalatomi con foto da anziani residenti in via Gulli, in un condominio popolare, di un ragazzo, seguito dai servizi stessi, “che è stato anche in casa famiglia”, tornato a vivere in una famiglia problematica, il quale “si sfoga distruggendo tutto, l’ascensore nuovo, un vetro comune (così che ora ci si può infiltrare dall’esterno), e altri tre vetri, e che scrive sui muri, anche qui terrorizzando soprattutto le persone deboli ed inermi” racconta il capogruppo Ancisi.

“Il richiamo che intendo fare è che gli “inserimenti sociali” di persone disturbate in complessi condominiali già di per stessi esposti a non facile convivenza siano costantemente seguiti e monitorati. Quando diventano “inserimenti asociali”, per gravi e ripetute violazioni delle regole condominiali e civili, se non del codice penale, i servizi devono immediatamente avviare progetti di recupero della persona assistita alternativi alla sua permanenza in un ambiente di vita che non è in grado di reggerla. Ne va della stabilità emotiva e della salute dei condòmini più fragili costretti a subirne l’aggressività, ma si compromette anche la riuscita del percorso volto a sollevare la persona disturbata dall’asocialità” conclude Alvaro Ancisi.