Il 19 dicembre 2021 il Consiglio comunale approvò il bilancio di previsione per il 2022. Il 12 luglio scorso ne ha approvato l’assestamento del primo semestre. In entrambi i casi le proposte della Giunta de Pascale sono state approvate solo dalla maggioranza, col voto contrario di tutta l’opposizione. L’informazione pubblica sull’assestamento, provvedimento comunque tra i più importanti per gli interessi della città e della comunità ravennate, è stata prodotta finora solamente dall’ufficio Stampa del Comune, che ne ha così riassunto la presentazione politica dell’assessora al bilancio: “L’assessora ha sottolineato come questa sia una manovra resa necessaria non solo a causa della situazione Covid, ma soprattutto dalla spinta inflazionistica causata dal conflitto russo ucraino che determina aumenti del costo dell’energia e delle materie prime”. Di seguito, l’esposizione tecnica ha dunque evidenziato che tra i maggiori stanziamenti si segnalano 3,5 milioni di euro per i costi energetici della pubblica illuminazione, energia elettrica degli edifici e gestione calore. È stato il dato più evidenziato all’opinione pubblica, da cui il sindaco ha tratto l’allarme: “A rischio la qualità dei servizi”.

Questo dato non è tuttavia che un piccolo frammento di verità e l’allarme del sindaco è assolutamente ingiustificato, come bastano alcuni altri dati schiaccianti, certificati nella relazione tecnica del dirigente del servizio finanziari (vedi in allegato l’estratto), a dimostrare.

ENTRATE E SPESE CORRENTI ALLE STELLE 

  • Intanto, per essere precisi, agli aumentati costi energetici del Comune di Ravenna ha contribuito anche lo Stato, con 1,050 milioni, riducendone dunque il carico a 2,450. Si sarebbero potuti risparmiare 1,301 milioni se la TARI non fosse stata aumentata di tanto, fino a raggiungere 31,101 milioni, rispetto alla previsione iniziale del 2022 (29,800 milioni): aumento che però è salito di 2,723 rispetto alla TARI incassata dai contribuenti nel 2021 (28,378 milioni) ed è svettato di 5,814 rispetto all’incasso del 2020 (25,287 milioni), nel mentre il servizio rifiuti è tutt’altro che aumentato o migliorato negli ultimi due anni.
  • Ma, nello stesso tempo intercorso tra l’approvazione iniziale del bilancio e il suo assestamento di fine giugno, le entrate correnti del Comune di Ravenna, così come le spese correnti, sono salite da 210,113 milioni a 229,141, cioè di 19,028 milioni, e tra queste i contributi dello Stato sono aumentati da 17,251 milioni a 22.081, cioè di 4,830, in conto PNRR o come misure compensative dei fattori di crisi.
  • Il bilancio del 2021 è stato chiuso con un avanzo di 123,401 milioni, il quale, pur essendo in massima parte vincolato, è stato usato, con l’attuale assestamento del bilancio 2022, per 6,4 milioni (4 di avanzo libero e 2,4 di avanzo vincolato ex fondi Covid e imposta di soggiorno). Restano di riserva, utilizzabili in prossime modifiche, altri 2,7 milioni di avanzo libero.
  • Il 13 giugno 2022 il Comune di Ravenna aveva in cassa 41,230 milioni di denaro contante, che consentono – scritto dal dirigente stesso del servizio Finanziario – “di affrontare agevolmente i pagamenti alle scadenze previste nell’esercizio”. Altro che “taglio dei servizi”.

INVESTIMENTI E LAVORI PUBBLICI RECORD

Il piano degli investimenti (vedi in altro allegato), per larghissima parte opere pubbliche, raggiunge nel 2022 il record di 116,771 milioni, di cui però, oltre a 15,471 versati dallo Stato, 22,899 sono mutui a debito del Comune e 42,044 in conto del PNRR, cioè debito dello Stato verso l’Unione Europea: debito che prima o poi sarà da pagare, in una situazione generale catastrofica che a marzo 2022 ha visto il debito pubblico dell’Italia ammontare a 2.775 miliardi, pari al 162,6% del PIL (Prodotto Interno Lordo): sesto posto tra i 208 stati del mondo, nella graduatoria infernale di quelli messi peggio, che confronta il debito di ciascuno con la sua produzione economica.

COMMENTO Le cicale non pensano mai all’inverno. Non si discute però che Ravenna ha disponibilità di bilancio altissime, che in proporzione non ha forse nessun altro Comune in Italia, soldi versati dai cittadini o debiti. Il problema è solo che vengano spesi bene. Se la gestione continua ad essere difettosa, clientelare e sprecona, rispondere alle richieste e alle critiche dei cittadini che “non si sono più soldi” è semplicemente falso.