Mi hanno scritto ieri, distintamente e in ore diverse, due giovani signore che non conoscevo per raccontare, con toni molto esasperati, che non riporterò per intero, una vicenda che ha turbato loro, madri rispettivamente di una bimba e di un bimbo, e numerosi altri genitori di alunni di una scuola primaria di Ravenna. Qui, mercoledì scorso, una bambina era stata riscontrata positiva. Agli altri bambini, tornati a scuola ieri stesso, è arrivata una mail dell’AUSL che li ha convocati tutti alle 14.40 presso il CMP per un tampone.

Ha scritto la prima: “Arrivo alle 14.35 circa. Centinaia di persone in attesa del tampone sotto un tendone freddo, senza posti dove sedersi, tutti in piedi e in ordine sparso. Bambini ovunque, chi più educato, chi meno. Chi rispettava al minimo la distanza di sicurezza, chi per nulla. Sono uscita da lì alle 16.50. Congelata e arrabbiatissima. Ci hanno convocato al punto tamponi del CMP, studiato appositamente per evitare ai bambini file di ore, vero? Non me ne vogliano la ragazza che faceva i tamponi e i due volontari che registravano i bambini e chiamavano i numeri. Devono solo essere ringraziati”.

Ha scritto la seconda, rivolgendosi alle autorità locali: “Siamo stati convocati tutti al CMP per far eseguire il tampone ai bambini, luogo pensato per far sì che i bambini non debbano fare interminabili file. E invece? Siamo stati tre ore in piedi, al freddo, tutti ammassati. Dopo due anni di pandemia avere ancora un’organizzazione così incresciosa fa rabbrividire. Mio figlio è anche inserito nelle liste dei soggetti fragili. Si può immaginare come mi sia sentita nel vederlo in mezzo a centinaia di sconosciuti e al freddo più totale. Credo che dobbiate seriamente riflettere e riorganizzare i servizi a cui accedono persone, in particolar modo bambini. Si chiede almeno di saper organizzare turni e personale di lavoro, orari di convocazione, ecc. Detto questo, spero che questa mail sia presa come spunto per migliorare ed evitare che ricapiti una situazione incresciosa come quella di oggi”.

In effetti, a prescindere dalle disposizioni che arrivano dal governo, spesso anche contraddittorie, che producono caos e situazioni generalizzate di ingestibilità, le disfunzioni organizzative a livello territoriale, specie se non dovute a carenze di personale sanitario, possono o devono essere evitate. Se l’AUSL non ha personale amministrativo e operativo sufficiente e adeguato, emergenze come questa, dovute ad una pandemia accanita, potrebbero forse essere affrontate con la collaborazione e la disponibilità degli enti pubblici locali? Chiedo cosa ne pensa Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, presidente della Provincia e presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell’AUSL Romagna.