L’APPALTO DISDETTO

Pungolato da Lista per Ravenna il 4 e il 5 gennaio 2022, la settimana dopo il Comune di Ravenna ha di fatto cestinato il grande servizio pubblico di bike sharing (= condivisione di bici), partito appena il 22 giugno 2020, ma in dissoluzione almeno dall’estate 2021, rescindendone il contratto di appalto biennale della gestione stipulato con la ditta 3BIXI di Trento.

Consisteva in 240 biciclette a pedalata muscolare in possesso della ditta, collocate in numerose rastrelliere dislocate a Ravenna, e 45 elettriche a pedalata assistita, di proprietà invece del Comune, disponibili e ricollocabili solo nelle cinque stazioni multimodali allestite dal Comune stesso nel piazzale Aldo Moro di Ravenna, a Marina di Ravenna, a Porto Corsini, a Ponte Nuovo e a Classe, con possibilità di parcheggio anche per quelle “muscolari”. 3BIXI ne incassava il noleggio, che aveva tariffe minime, dato che l’appalto sarebbe costato al Comune nei due anni 202.262 euro, compreso anche l’acquisto delle bici elettriche.

È stato dunque doveroso che il 14 gennaio appena successivo, Lista per Ravenna abbia chiesto  al sindaco, con un’interrogazione, se intendesse rimettere in vita il servizio almeno per l’estate 2023.

QUALE FUTURO?

Da allora, l’amministrazione comunale continua però ad avvolgere in un silenzio impenetrabile la sorte futura del bike sharing. Gli otto mesi passati le sono serviti solamente per chiudere, in questo mese di agosto, secondo le proprie valutazioni, i conti con 3BIXI. Ha riconosciuto all’impresa, per “la corretta gestione del servizio dal 22 giugno 2020 al 30 giugno 2021 un importo di 136.382 euro, comprensivi della fornitura delle biciclette a pedalata assistita”. Avendone già pagato 114.411, il resto è stato “trattenuto” per le operazioni di recupero delle biciclette a pedalata assistita sparse in giro (1.756 euro), per il rimborso di 5 di queste non ritrovate (7.834) e per la rimessa in piena funzione di quelle recuperate (18.049), per il ripristino dei luoghi (4.900) e per il pagamento di penali contrattuali (6.000), restando tuttavia a debito dell’impresa 16.579 euro. Oggi il Comune potrebbe dunque disporre di tutte le biciclette elettriche e dei “luoghi” ripristinati (le cinque stazioni multimodali, e quant’altro). Gli mancano le 240 bici “muscolari” per gestire il servizio in proprio, che dovrebbe altrimenti affidare, allo stesso modo, alla seconda classificata nella gara vinta da 3BIXI (ditta che però non risulta neppure interpellata), o indire una nuova gara.  Ne sono state ritrovate solo un centinaio, ora conservate in magazzino, ma di proprietà della 3BIXI. Ma sembra che il problema neppure esista.

Il danno è stato però enormemente più grave per la nostra comunità, che, almeno dal 1° luglio 2021 (credendo alla data che il Comune ha attestato), è stata privata di un servizio esaltato per il grande beneficio offerto ai cittadini e ai turisti e per la diffusione della mobilità green. Ci è costato 326.793 euro, tra i soldi pagati all’ex gestore e quelli spesi per allestire le cinque stazioni. Ma ne abbiamo perduto 73.217 per la mancata attuazione, entro il 31 agosto 2021, del progetto Bike to work, finanziato dalla Regione affinché tutti i maggiorenni residenti o domiciliati nel comune di Ravenna ricevessero a richiesta l’abbonamento gratuito al bike sharing per recarsi al lavoro

La prima domanda a cui si chiede dunque al sindaco di rispondere è cosa intende fare, dopo 14 mesi di inattività, delle 45 biciclette elettriche e delle cinque stazioni ciclistiche multimediali pagate dalla comunità.

 

INDAGARE SULLE CAUSE DEL FALLIMENTO

Ma la chiusura dei conti a danno di 3BIXI non significa che la società sia d’accordo col Comune. È infatti incredibile che da un giorno (30 giugno 2021) all’altro (1° luglio 2021) la società sia passata da una gestione perfetta, pagata fino all’ultimo euro, allo sfascio totale per sua sola colpa. Sappiamo per certo che l’8 luglio 2021 3BIXI aveva presentato una prima denuncia/querela sulla “compromissione del servizio di bike sharing e del progetto Bike to work, tali da precluderne la prosecuzione” e che una seconda, sempre dello stesso genere, è stata presentata intorno al 10 agosto.

La seconda domanda che poniamo al sindaco è comunque di conoscere quali siano, a suo giudizio, le cause di questo ulteriore fallimento del servizio di bike sharing, certamente non esclusive del soggetto appaltatore, dopo i ripetuti fallimenti delle esperienze che si sono ininterrottamente succedute a Ravenna, grazie ad un enorme spreco di denaro pubblico, a partire dal 2003, con le 40 biciclette gialle per i turisti e le 140 rosse per i residenti del progetto “C’entro in bici”. La coscienza delle cause è infatti la condizione indispensabile per poter finalmente programmare un nuovo servizio efficiente e sostenibile.