<<Il Giorno del Ricordo è una solennità nazionale che si celebra il 10 febbraio, istituita con una legge approvata dalle forze politiche dell’intero arco costituzionale per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. È associato al rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in quei luoghi>> afferma il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi.

<<Nell’ imminenza di tale commemorazione, il Comune di Ravenna ha concesso all’ ANPI di Ravenna l’uso della sala Buzzi di via Berlinguer nella serata di sabato 8 febbraio per una conferenza tenuta da Alessandra Kersevan, nota come accesa negazionista dei fatti tragici di cui si intende promuovere e celebrare la memoria. Le sue tesi minimizzano infatti la tragedia delle foibe, sostenendo che vi siano state barbaramente uccise solo alcune centinaia di persone, anziché le almeno diecimila su cui gli storici convengono in base a dati che possono leggersi nei documenti del Governo Militare Alleato e negli archivi italiani, sloveni, croati e serbi: uomini e donne, bambini e vecchi, sacerdoti e suore, tutti vittime un genocidio programmato dal progetto internazionalista di Stalin e di Tito alla stessa maniera di quelli perpetrati dal nazismo in nome della razza ariana>> Continua Ancisi.

<<Migliaia furono gli italiani prelevati e fatti scomparire nei pozzi per eliminare l’etnia italiana. Oltre 350 mila furono costretti all’esodo con la paura, la violenza e le minacce. Sono numeri che non possono essere contestati, alla pari di quelli della Shoa, né giustificati come ritorsione ad altri delitti>> queste le parole del capogruppo di Lista per Ravenna.

<<In particolare, Kersevan contesta l’esistenza stessa degli omicidi di massa avvenuti nella foiba di Basovizza, frazione di Trieste sull’altopiano del Carso, di cui sostiene la falsità. La “Foiba di Basovizza”, in origine un pozzo minerario, divenne invece, nel maggio 1945, durante l’occupazione jugoslava di Trieste, luogo di esecuzioni sommarie, compiute dai partigiani comunisti di Tito, per prigionieri, militari, poliziotti e civili dapprima destinati ai campi d’internamento allestiti in Slovenia, poi gettati lì per sempre. A ricordo di tutte le vittime degli eccidi, è stato collocato un monumento. Nel 1992, il presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro ha dichiarato questo pozzo monumento nazionale>> dichiara Ancisi.

<<La decisione del Comune di Ravenna ha prodotto grande sdegno nella cittadinanza, con proteste che si sono largamente diffuse via internet. Nel 2018, il consiglio comunale ha approvato una modifica allo Statuto del Comune (articolo 2, comma 7) in base a cui le istanze di concessione delle sale pubbliche per eventi o attività private devono recare espressa dichiarazione che il loro svolgimento avviene nel pieno rispetto di alcune leggi, tra cui la Convenzione di New York contro le discriminazioni e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europa. A prescindere da quanto Kersevan abbia detto a Ravenna nell’antivigilia del Giorno del Ricordo, essendosi comunque parlato del Passaggio a Nord Est  Il confine nord orientale nella politica nazionale ed internazionale, resta impossibile accettare che la nostra città, medaglia d’oro della Resistenza, abbia concesso l’uso di una propria sala per una conferenza tenuta da chi nega alla radice il senso di questa ricorrenza>> continua il capogruppo di Lista per Ravenna.

<<Chiedo dunque al sindaco se ritiene di prendere le distanze, disconoscendola, da questa decisione e come intende ripararvi vigilando che fatti del genere non abbiano a ripetersi. Chiedo tuttavia copia della domanda di concessione della sala Buzzi ai fini di cui sopra, onde verificare se la dichiarazione richiesta dall’art. 2, comma 7, dello Statuto sia stata sottoscritta, anche se in contraddizione col rispetto della Convenzione internazionale contro le discriminazioni e della Carta europea dei diritti fondamentali>> conclude Alvaro Ancisi.