Domenica scorsa, alle 12.36, ho trasmesso al sindaco e al prefetto di Ravenna una lettera intitolata: “Consentire  il lavoro nei piccoli orti sociali. Non è vero che lo vieti la legge”, invitandoli ad “operare affinché le forze dell’ordine attive localmente vengano indirizzate a ritenere lecito lo svolgimento di attività lavorative su superfici agricole di limitate dimensioni (alias piccoli orti) adibite a produzioni per autoconsumo, seppure non adiacenti ad alcuna propria abitazione, suggerendo se mai la percorrenza più breve”. Chiedevo cioè di non vietare più alle persone “generalmente anziane o comunque hobbisti di recarsi nel proprio piccolo orto per svolgervi le indispensabili attività di coltura e di manutenzione, e talvolta per accudire e provvedere all’alimentazione di propri animali da cortile”. Questi orti sono di proprietà privata o comunque di uso privato, comprese le centinaia che il Comune assegna in concessione agli anziani. Ho anche dimostrato, in punta di diritto, che nello Stato italiano non c’è nessuna norma anti-Covid che giustifichi questo divieto.

IL GOVERNO CHIARISCE – Il Governo ora la pensa esattamente così. Alla domanda se fosse consentito “lo svolgimento di attività lavorative su superfici agricole, anche di limitate dimensioni, adibite alla produzione di autoconsumo, non adiacenti a prima od altra abitazione”, il sito internet della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha risposto lapidariamente: “sì”Le uniche condizioni sono che “il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito”. Restano ovviamente le norme vigenti per tutti i cittadini fuori della loro abitazione: evitare ogni assembramento e rispettare comunque la distanza di un metro tra le persone, norme che le forze dell’ordine hanno il diritto/dovere di controllare e di imporre ovunque, orti compresi.

FAENZA “COERENTE” COL GOVERNO – Essendo chiarissimo il senso di come il Governo interpreti al riguardo le sue stesse disposizioni di legge, non è necessario approfondirne i dettagli, anche se potremo farlo. Il Comune di Faenza (secondo comune della provincia di Ravenna, stesso prefetto, sindaco dello stesso partito del sindaco di Ravenna, che è anche presidente della Provincia) ha chiarito ieri sera sul proprio sito istituzionale, ricalcando i contenuti della mia lettera di domenica (https://www.facebook.com/municipiofaenza), di condividere le dichiarazioni del Governo.

A RAVENNA INVECE SI MULTA – Nel mattino di domenica stessa, due concessionari di orti del Comune di Ravenna erano stati invece fermati da agenti “presso il Parco Baronio” (è scritto in uno dei due verbali) mentre, distintamente l’uno dall’altro, erano diretti all’orto in loro possesso, venendo poi multati di 280 euro (400 se non pagati entro 30 giorni). In una delle loro autodichiarazioni rilasciate agli agenti è scritto: “Mi sono recato all’orto vicino Bosco Baronio per innaffiare”. Avrebbero violato, secondo il verbale, il divieto di accesso “a parchi/ville/aree gioco e/o giardini pubblici” imposto dal decreto 10 aprile 2020. Ma gli orti non hanno niente a che fare con nessuno dei molti significati del sostantivo “parco”, tanto meno coi significati degli altri luoghi vietati dal decreto anti-virus. E questi due orti sono esterni al Parco Baronio. è vero però che alla base di tutto sta una “raccomandazione” dell’assessore al Decentramento di Ravenna inviata l’11 marzo ai gestori delle aree del Comune adibite ad orti sociali secondo cui “non essendo consentito nessuno spostamento dalla propria abitazione, non è possibile recarsi presso le aree orti”. Peccato che la legge non lo dica, come ha detto pari pari anche Faenza. Per questo ho scritto la mia lettera anche al sindaco. Non crede a me e al Comune di Faenza? Creda al Governo.