22/03/2018 – L’assessore ai servizi sociali Valentina Morigi ha ritenuto di precedere l’Ufficio stampa del Comune nel comunicare pubblicamente l’approvazione da parte del consiglio comunale del “Regolamento per l’accesso ai servizi di comunità alloggio per anziani parzialmente non autosufficienti ‘Villa Maria Fabbri e Adolfo Fantini’ che si trova in via Circonvallazione alla Rotonda n. 18”. Non è stato corretto perché in tal modo l’informazione è stata unilaterale, senza rendere conto della pluralità di opinioni espresse dall’arco delle forze politiche elette in consiglio. Cosicché – come al solito nel modo della giunta comunale di rapportarsi con l’opinione pubblica tramite la stampa – il contenuto è risultato celebrativo della posizione e dei presunti meriti della maggioranza. Si poteva evitarlo, trattandosi, in primo luogo, di dare merito alla signora Maria Fabbri per avere lasciato in eredità tutte le sue proprietà all’amministrazione comunale per una nobile finalità. Certo la Comunità alloggio che si è voluto istituire con questo lascito è un servizio di cui tutti condividono in via di principio l’utilità e il valore, con la speranza che sia gestita meritoriamente. Ma il percorso praticato dalla giunta De Pascale non è stato solo luci. Il sottoscritto si è fatto carico di esporlo in consiglio comunale, motivando come segue il voto di astensione di Lista per Ravenna, l’unico non pienamente favorevole. 1) Il patrimonio che Maria Fabbri ha donato al Comune, per onorare la memoria del marito, apprezzato musicista che fu allievo e insegnante dell’Istituto superiore Verdi di Ravenna, è stato del valore di oltre due milioni, compresa la villa di 12 vani con parco-giardino in cui abitava. Il Comune ci ha messo 11 anni, incalzato ripetutamente dal sottoscritto, per avviarne l’utilizzo. Decisamente troppi. 2) Non è stata rispettato il senso integrale della volontà testamentaria: “istituire una casa di riposo per anziani, preferibilmente insegnanti e artisti”. Cioè un servizio sociale, non una casa di cura, qual è una “Comunità alloggio” a contenuto prettamente sanitario. Oltretutto si è posto come requisito base per accedervi la mera residenza a Ravenna, respingendo il mio emendamento che proponeva, per i cittadini extracomunitari, il permesso di soggiorno di lunga durata valido per l’Unione Europea (residenza in Italia da cinque anni, superamento di un test di conoscenza della lingua italiana…). 3) Per rispettare e non “adattare” la volontà della donatrice ad una volontà politica (peraltro sottoposta al Consiglio a decisione già presa), sarebbe stato preferibile optare per l’alternativa espressa dalla signora Fabbri nel testamento, non meno nobile e di sicura applicazione: “vendere detti beni e col ricavato acquistare attrezzature per il reparto centro tumori dell’Ospedale Civile di Ravenna”.” Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.