“Nella sua seduta fiume del 30 luglio, prima dei 48 giorni di ferie voluti dalla maggioranza (deve finire il Festival dell’Unità), il consiglio comunale ha approvato, col solo voto contrario della coalizione Lista per Ravenna, Lega Nord e Forza Italia, il nuovo regolamento dei servizi socio-assistenziali dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi associati” affermano Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna), Samantha Gardin (Lega Nord) e Alberto Ancarani (Forza Italia).

“Secondo l’assessore competente, esso ha lo scopo di “affermare con più efficacia i principi di equità, sostenibilità e imparzialità. A prescindere dal buon lavoro tecnico, riconosciuto da tutti, le ragioni forti del nostro giudizio negativo stanno nella bocciatura di quattro emendamenti correttivi presentati da Ancisi, da cui si dimostra come la nuova legge” comunale per l’assistenza alle persone bisognose, ai poveri, ai senza casa, ai disoccupati, ai minori (affidi compresi), ai disabili, ai tossicodipendenti, agli immigrati ecc., rischi di remare contro i principi declamati” continuano Ancisi, Gardin e Ancarani.

“Per essere ammessi all’assistenza sociale il regolamento prescrive percorsi burocratici dettagliati, un reddito ISEE entro 7.500 euro, presentare documenti, ricevere visite domiciliari, essere sottoposti a valutazione del bisogno, ottenere il punteggio necessario per entrare in determinate graduatorie, passare dalle decisioni di due commissioni tecniche: una per i progetti di vita, l’altra per i contributi economici. Tutto ok, compresa la fissazione di un termine massimo di 30 giorni per la risposta. Dalla poesia alla prosa il salto è tuttavia notevole. Per i casi, non meglio specificati, di urgenza o di emergenza, tutto viene totalmente bypassato, bastando un assistente sociale e un dirigente a decidere l’erogazione dell’intervento straordinario urgente. Distinguere però, nella massa dei casi di povera gente, quelli urgenti o no, dovendo stringere al massimo la cinghia dei soldi disponibili, non può essere lasciato a due soli addetti, anche benemeriti, senza che i bisognosi abbiano diritto a conoscere perché la loro domanda resti al palo rispetto ad altre che ricevono risposta istantanea. Di qui l’emendamento: “Il richiedente o suo delegato ha diritto ad ottenere, in via breve, copia degli atti via via elaborati dalla gestione associata in sede di istruttoria e di accoglimento o meno della domanda. Bocciato. I poveretti si facciano fare da un avvocato una domanda di accesso agli atti a norma di legge. Li vedranno dopo qualche mese. Trasparenza col binocolo” commentano i tre consiglieri di Lista per Ravenna, Lega Nord e Forza Italia.

“Ai bisognosi “normali” non basta compiere la via crucis, perché, una volta riconosciuto e timbrato il loro diritto all’assistenza, restano a bocca secca (o a stomaco vuoto) se “il fabbisogno di servizi, interventi, prestazioni, risulta superiore rispetto alle risorse disponibili”: cioè i soldi che la gestione associata riceve dai fondi comunali, fermi allo stesso livello da una decina di anni, benché siano esplose la crisi economica, la disoccupazione, l’immigrazione, ecc. Secondo un altro emendamento di Ancisi, l’insufficienza degli stanziamenti dovrebbe essere segnalata al Consiglio comunale, l’unico che può aumentarli. Bocciato. L’opposizione non deve sapere in che modo il sindaco e i suoi uomini e donne spandano i trecento milioni del bilancio annuale da ogni altra parte, anche non “sociale” affermano sempre Ancisi, Gardin e Ancarani.

Ma c’è altro di più profondamente discriminatorio. Hanno diritto all’assistenza sociale dei Comuni solo i residenti nel loro territorio, ma, a Ravenna, “qualora si verifichi una indifferibile necessità sociale, interventi e prestazioni sono estese anche alle persone domiciliate o occasionalmente presenti nel territorio”. In Europa la legge garantisce il diritto alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti ed essenziali ovunque e a tutti, compresi gli extracomunitari irregolari, ma questo diritto non può essere esteso alle necessità sociali” vagamente definite. Questo significa che mentre i cittadini residenti devono seguire le complesse procedure regolamentari, venendo assistiti o no col contagocce, chiunque altro, al limite clandestino e con precedenti penali, può ricevere benefici di carattere economico (soldi, alloggio, ecc.) solamente se sono d’accordo un assistente sociale e il suo dirigente. Negli emendamenti nn. 1 e 2 di Ancisi è scritto che, per i non residenti, venga “accertato lo stato di regolare domicilio o soggiorno”, e comunque che si chieda loro, come richiesto ai residenti, una “presentazione di domanda”. Al preannuncio di bocciatura, Ancisi ha posto questa domanda: “Se un capo mafia nigeriano presente occasionalmente a Ravenna fosse senza un tetto, lo mandereste al dormitorio comunale senza chiedergli un documento? Non l’hanno negato” concludono i tre consiglieri di Lista per Ravenna, Lega Nord e Forza Italia.