Dunque dopo lunga gestazione, infinito uso di facenti funzione e profluvio di promesse elettorali in ottica elezioni regionali di novembre, AUSL Romagna con il redivivo Sindaco di Ravenna che ogni tanto ricorda di essere anche assessore alla Sanità del nostro comune, hanno presentato i nuovi tre primari di reparti che ne avevano ampiamente bisogno.

Premesso che la politica, a partire da chi scrive ora, non ha alcuna competenza per poter discettare sulla qualità di queste persone come medici – e ci mancherebbe altro – e dunque per quanto ci riguarda sono tutti stimati professionisti, ciò su cui possiamo esprimere un giudizio sono i curriculum in base ai quali sono stati collocati al vertice di una struttura complessa essendoci enorme differenza fra avere ottime qualità di medici e averne ottime quali dirigenti a capo di altri medici.

In questo senso, leggendo il cursus honorum dei tre nuovi nominati, mentre poco appare potersi eccepire nei confronti dei due primari di cardiologia e del 118, a lasciarci perplessi è soprattutto quello del nuovo primario di medicina, il reparto più problematico di tutto il nosocomio ravennate e probabilmente dell’intera area vasta.

Le caratteristiche di quest’ultimo infatti, da curriculum, non ci sembrano affatto idonee a risolvere il problema del reparto di medicina. La prima cosa che si nota infatti è che non pare aver mai diretto alcunchè di rilevante. Ebbene, nonostante questo, AUSL Romagna sceglie di metterlo a capo del più grande reparto di medicina dell’intera Area Vasta!

Ma ciò che è agghiacciante, a prescindere dalla sua persona che ovviamente merita tutto il rispetto, è che non solo si prosegue con la pessima idea di portare l’università in reparto ma lo si fa nel peggiore dei modi, cioè mettendo a capo dell’attuale reparto un primario universitario ma del tutto inesperto nella guida di un reparto, che si dovrà sobbarcare anche il compito di occuparsi dello sdoppiamento e restituire, bontà sua (ma soprattutto della direzione aziendale con la complicità silente del Sindaco di Ravenna…) un contentino alla dirigenza medica clinica e non universitaria per non si sa quando e non si sa come.

Insomma, come avevamo detto, questa mossa della direzione aziendale è la rappresentazione di un baronato universitario bolognese che viene a innestarsi nell’ospedale di Ravenna con l’obiettivo, apertamente dichiarato, di dividere in due il reparto e dunque in teoria, successivamente ma chissà quando, nominare un secondo primario per il reparto sdoppiato, che in questo caso però non sarà universitario.

Lo ripetiamo, a costo di passare per Cassandre: l’università dentro il nostro ospedale non è un errore perché crea gelosie con i medici di carriera clinica. E’ un errore perché non essendo Ravenna sede di facoltà di medicina, per chi oggi fa la carriera universitaria sarà inevitabilmente solo un luogo di passaggio o addirittura di ripiego continuando a perpetuarsi sotto altre forme i già annosi problemi di cui quel reparto, così delicato, da troppo tempo è vittima. In questa ottica la notizia, gettata là perché non si parlasse troppo dei numerosi problemi del nosocomio di Ravenna – solo per citare i più recenti – le nuove criticità in pronto soccorso e la collocazione della ginecologia oncologica, di un eventuale arrivo di una succursale della facoltà di medicina di Bologna presso il campus di Ravenna, senza fornire alcun dettaglio, senza un accordo con gli altri campus, senza che ci sia la benchè minima strutturazione di partenza, appare esclusivamente una boutade da campagna elettorale. Ancora una volta sulla pelle dei pazienti di Ravenna.