La speranza è che il socialismo reale termini anche nel nostro porto il prima possibile e in questo senso le ultime tornate elettorali paiono essere di buon auspicio.
Nel frattempo però continua ad esistere una società a controllo pubblico che si occupa di terminalistica portuale facendo concorrenza a privati che svolgono la stessa attività, con una distorsione dei principi liberali e capitalistici inaccettabile che noi denunciamo ogni volta che in consiglio comunale arrivano budget e rendiconti della stessa Sapir e di Ravenna Holding, ottenendo ogni volta in replica sussiegosi e didascalici racconti sulle origini di SAPIR e del fondamentale ruolo di Zaccagnini e Cavalcoli come se nel frattempo il mondo, l’economia e la globalizzazione non fossero cambiati a 360 gradi.
Qui però si va ben oltre il rifiuto di uscire da una compagine che dovrebbe essere solo privata!
Addirittura la stessa Sapir a controllo pubblico vorrebbe acquisire un suo concorrente, con ciò non solo dilatando la propria influenza sul porto, ma ingigantendo di fatto il ruolo imprenditoriale di un’amministrazione comunale che attraverso Ravenna Holding anziché uscire di scena intensificherebbe ancora di più il suo ruolo di concorrente (sleale!) di altri imprenditori privati del porto.
Fin qui la distanza ideologica che ci separa da una sinistra ravennate ancorata al più retrivo statalismo.
Ma purtroppo c’è di più. Non sfugge infatti che uno degli attuali proprietari della possibile acquisizione si mise alla testa di una lista civica che sosteneva proprio quell’amministrazione comunale che oggi anziché uscire da SAPIR, come sarebbe giusto, ingrandendola aumenta l’influenza pubblica sul porto anziché diminuirla.
E’ ovvio che non c’è nulla di illegale. Ma se una simile operazione l’avesse fatta un’amministrazione di centrodestra con un imprenditore che l’aveva sostenuta, siamo sicuri che il silenzio dell’opinione pubblica non sarebbe così assordante.