“Durante l’iniziativa organizzata dalla lista Alleanza Verdi Sinistra alla presenza dei candidati Giovanni Paglia responsabile economia di Sinistra Italiana, Valentina Marassi ricercatrice e docente universitaria e portavoce dei Verdi a Bologna e del responsabile nazionale lavoro di Sinistra italiana il docente giuslavorista Federico Martelloni si è trattato il tema dell’Università e della Ricerca. 

Il Trattato di Lisbona impegna i paesi europei a destinare almeno il 3% del loro PIL a Università e Ricerca.

In Italia siamo ben lontani da quell’obiettivo e fin dai tempi della cosiddetta riforma Gelmini abbiamo invece intrapreso un percorso di indebolimento dell’alta formazione e della possibilità di accesso all’Università.

Eppure la pandemia e il conseguente passaggio temporaneo alla didattica a distanza hanno dimostrato quanto elevata sarebbe la domanda di Università, se è vero che è stato sufficiente abbattere i costi di frequenza e dilatare la possibilità di partecipazione per vedere crescere esponenzialmente le immatricolazioni.

Le stesse che oggi tornano a calare, dato che si è deciso di cancellare la didattica mista, senza nulla fare per garantire il diritto allo studio, a partire dalla possibilità di trovare alloggi a prezzi popolari.

Dobbiamo ammettere che oggi più che mai la frequenza universitaria in Italia discrimina chi proviene da famiglie con minori possibilità economiche e allontana gli studenti lavoratori, anziché organizzarsi per favorirne la partecipazione.

Ecco perché al centro del nostro programma c’è la gratuità dell’iscrizione per tutte e tutti, oltre a un forte rilancio delle borse di studio, che parta dal nodo dell’abitazione per rendere realmente libera la scelta del proprio percorso di studi.

Allo stesso tempo vogliamo abolire i tirocini obbligatori, che rappresentano solo un modo per fornire manodopera gratuita, con rari casi di reale formazione e sottrazione certa di tempo allo studio.

Chiediamo inoltre che si affronti immediatamente il nodo dei costi aggiuntivi indotti dal caro energia, che in assenza di appositi stanziamenti rischia di produrre chiusure di spazi e aule, con conseguente indebolimento della didattica.

Il ruolo della ricerca pubblica deve essere rafforzato, perché si tratta di una leva indispensabile per lo sviluppo del paese.

Aver trasformato la ricerca in un percorso precario, sottopagato e senza sbocchi è uno dei peggiori lasciti della destra al Governo.

L’ultima riforma del reclutamento universitario ha migliorato questa situazione, creando un’unica figura di ricercatore a tempo determinato, trasformando gli assegni di ricerca in veri contratti, prevedendo un percorso di possibile avanzamento di carriera.

Lo ha tuttavia fatto in un contesto di risorse invariate, con il rischio paradossale che si determini un taglio di 6.000 ricercatori.

Ecco perché è necessario aumentare sensibilmente gli stanziamenti, come prevede il nostro programma, oltreché calmierare il costo dell’energia imponendo un prezzo amministrato.”