28/03/2018 – Torna in veste rinnovata la Sala Guidarello che il Comune di Ravenna, Assessorato alla Cultura, Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna, con Ibc-Istituto per i Beni Culturali Artistici Naturali della Regione Emilia-Romagna, restituiscono al pubblico, nella giornata di sabato 7 aprile alle ore 18,00, con cerimonia inaugurale che si terrà presso la Loggetta Lombardesca, in Sala Alberto Martini. “Abbiamo avviato un percorso per la messa in valore del nostro patrimonio che si articola attraverso una ambiziosa road map e prevede importanti investimenti al servizio dell’arte e della cultura. La Sala Guidarello non è che l’inizio”. Con queste parole il sindaco, Michele de Pascale, saluta la riapertura della Sala Guidarello rinnovata nella proposta espositiva. La revisione degli allestimenti si basa su un progetto integrato che ha chiamato in causa, oltre alle opere edili, un vasto e articolato programma di conservazione e restauro. Il progetto, candidato dal Comune di Ravenna ai contributi regionali erogati sui Piani Museali 2016 finanziati con L.R. 18/2000, nei due bandi, Allestimenti e Restauri, ha incontrato l’attenzione di Ibc che ne ha sostenuto i contenuti. “E’ con orgoglio che possiamo affermare di avere intrapreso un percorso che nel tempo ci permetterà di adeguare gli allestimenti delle nostre collezioni ai moderni standard museali”, aggiunge l’assessora alla Cultura, Elsa Signorino, precisando che “il progetto è l’esito di un lavoro di concertazione che ha impegnato il Comune di Ravenna, con Mar e Infrastrutture civili, nel dialogo costante con Ibc e sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, nel rispetto delle diverse attribuzioni, nell’inderogabile perimetro delle risorse disponibili, a vantaggio del miglior esito. E di questo non possiamo che rallegrarci. Per Ravenna, e per il patrimonio, è una buona notizia”. Il percorso di riqualificazione degli allestimenti del Mar è stato avviato nel 2016 in occasione della presentazione della Collezione Moderna e Contemporanea nella nuova veste. “Ora, con la Sala Guidarello, si entra nel vivo del tessuto originario del patrimonio, quello che si origina con la raccolta delle opere acquisite in età napoleonica in seguito alla soppressione delle corporazioni religiose” spiega il direttore, Maurizio Tarantino, aggiungendo che “insieme ai fondi oro che si conservano nelle celle dei monaci, la Sala Guidarello può essere considerata, a tutti gli effetti, il cuore pulsante delle raccolte civiche ravennati”. Il potere generativo dell’arte si salda, in questa sala, con i valori immateriali espressi dalla comunità ravennate nel pieno del Rinascimento. E se intorno al monolito di Guidarello la patria locale si stringe per identificarsi nei valori eroici del cavaliere senza macchia che sublima l’offesa nel monumento, così la nascita di una civiltà figurativa documentata dal moltiplicarsi delle botteghe di pittori, da Nicolò Rondinelli a Baldassarre Carrari, da Francesco Zaganelli a Luca Longhi, custodisce una stagione irripetibile per la città. Per questo la Sala Guidarello più di ogni altra rappresenta l’arca del patrimonio, poiché in essa converge la summa del prestigio culturale espresso dalla città in un secolo turbolento, come il Cinquecento, attraversato da profonde inquietudini, quelle stesse che preparano la stagione moderna. Il nucleo patrimoniale, tipologicamente distinto grazie alla saldatura tra il marmo scolpito da Tullio Lombardo, al quale si deve anche il progetto del plesso monastico di Porto nel quale ha sede il museo, e i paliotti d’altare del Cinquecento a Ravenna, è collocato nello spazio un tempo occupato dal dormitorio sovrastante la Loggia. Il progetto di riallestimento, per la cura della conservatrice, Alberta Fabbri, ha inteso porre in valore il dialogo tra lo spazio, nella articolata sintesi di corpi originali, anastilosi e rifunzionalizzazioni, e Guidarello, incardinato nel pavimento a suggello dell’inalienabilità e dell’inamovibilità. Sul nastro delle pareti si dispiega la civiltà figurativa ravennate di inizio Cinquecento ricca dapprima di umori lagunari e poi emiliani, infine umbro-toscani. Nell’avanzare del secolo si avverte il progressivo mutare delle aree di influenza, da Venezia a Roma, inevitabile con l’esito della Battaglia di Ravenna, nel 1512, che riposiziona Ravenna nel quadrante della Storia. Come è noto, la cura del patrimonio ha la funzione, in primo luogo, di assicurare la trasmissione di quel complesso sistema di valori materiali e immateriali di cui le opere sono depositarie. L’esperienza sul campo si impone per la forza dell’empiria sollecitando riflessioni necessariamente solidali alle buone prassi. Entrare nel nucleo originario delle collezioni significa, inoltre, entrare in dialogo diacronico con i patriarchi del patrimonio, a partire da Ignazio Sarti, il primo direttore della Galleria dell’Accademia (1829 e 1844), quindi Corrado Ricci (1895), e poi il gruppo di lavoro che ha firmato il trasferimento in Loggetta Lombardesca con la progettazione integrata degli spazi e dell’ordinamento, che porta le firme autorevoli di Cesare Gnudi e Leone Pancaldi (1972). Ordinare una collezione, rivisitare gli allestimenti, mettere in dialogo lo sguardo contemporaneo con il fascio di oscurità che dal passato continua a interrogarci, significa misurarsi con la Storia.